Continua la mobilitazione per contrastare la riforma del lavoro
Il segretario generale del sindacato francese Cgt, Philippe Martínez, che guida la protesta contro la versione locale del Jobs act, la riforma del lavoro, ha annunciato che la mobilitazione continuerà, anche se non è destinata a rovesciare il governo. "Solo a cambiare la sua politica", ha confermato Martinez; "cambiare un primo ministro per metterne un altro che propone le stesse riforme non vale la pena. Quello che diciamo è che questa legge non va bene. E vogliamo dibattere su questo punto". Di origine spagnola ma nato in Francia, Martinez ribadisce di non avere come obiettivo il governo, ma il disegno di legge approvato per decreto a maggio dall'Assemblea nazionale e che la prossima settimana inizierà il suo iter al Senato. Qui potrebbero esserci modifiche che riporterebbero il testo all'Assemblea nazionale. Le proteste, iniziate a marzo in tutto il Paese e che hanno avuto il picco massimo il 31 marzo quando scesero in piazza circa un milione di persone, riflettono nella pratica la mobilitazione della Cgt, che ha indetto blocchi anche nel settore dei trasporti e della produzione energetica. "È la prima volta che vi è movimento così ampio contro un governo di sinistra", ha ricordato il sindacalista ribadendo di non voler bloccare anche gli imminenti Europei di calcio "che sono una festa popolare", ma neanche di voler prendersi una pausa. Per i disagi, sostiene Martinez, la colpa non è dei sindacati ma di un presidente che non ha rispettato le sue promesse elettorali. "Le persone che sono scese in piazza sono le stesse che l'hanno votato", ha spiegato.
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