Si bloccano treni a pochi giorni dall'inizio degli Europei, culmine della protesta atteso il 14 giugno

La protesta lanciata in Francia contro la riforma del lavoro raggiunge questa settimana il suo culmine, con lo sciopero dei treni a cui seguiranno cortei e blocchi della metropolitana e degli aerei, a soli dieci giorni dall'apertura degli Europei di calcio.

FERMI I TRENI. Lo sciopero della società pubblica ferroviaria Sncf, partner ufficiale di Euro 2016, è iniziato ieri alle 19 ma si annuncia già essere prorogabile e quindi illimitato.
La società ha garantito ieri sei dei 10 treni ad alta velocità (tgv) all'interno del Paese. La regione di Parigi sarà la più colpita, dal momento che saranno attivi solo 4 sui 10 treni abituali. Per quanto riguarda le tratte internazionali, l'Eurostar (con destinazione Regno Unito) e Alleo (per la Germania) funzioneranno normalmente, e saranno attivi 3 corse su 4 di Lyria (per la Svizzera) e Thalys (per Belgio e Olanda). Quelle più colpite saranno le tratte verso Spagna e Italia dove viaggeranno solo 4 sui 10 Ellipsos, verso le città spagnole e di SVI (per l'Italia). L'Snfc ha promesso che fornirà ai propri clienti alcuni treni supplementari durante la giornata di domani.

CGT IN TESTA. Le proteste sono state promesse da tre sindacati, con la Cgt in testa, il cui leader Philippe Martínez incarna l'ala più dura contro il progetto di legge da quando a metà febbraio è stato presentato. Cosciente del danno che un Paese paralizzato può causare all'immagine della Francia proprio in un momento in cui l'attenzione mondiale è concentrata su Parigi per gli Europei, il governo ha cercato di chiudere i fronti aperti e questo fine settimana il premier Manuel Valls ha chiamato personalmente Martinez.
"Parlare è meglio che dire 'La mia porta è aperta ma non discutiamo'", ha ammesso il leader sindacalista, che ha optato per una posizione più conciliante avendo centrato l'attenzione non tanto sul ritiro della riforma quanto su quattro dei suoi principali articoli, in particolare quello che privilegia gli accordi aziendali ai contratti collettivi.

VALLS TIRA DRITTO. Tuttavia, la possibilità di un vero e proprio riavvicinamento tra le parti a quanto pare è lungi dall'essere garantita: Valls ha sostenuto che "fare marcia indietro sarebbe un errore politico" e ha espresso il suo desiderio di "mantenere la base del testo". Allo stesso modo, il presidente François Hollande ha ribadito in un'intervista al quotidiano 'Sud Ouest', che non ha intenzione di ritirare il disegno di legge o alcuni articoli, posizione difesa anche dal Medef, la Confindustria d'Oltralpe.

PORTI E METRO. Nonostante questa settimana non vi siano manifestazioni, lo sciopero di ieri dà il via a una serie di blocchi che giovedì interesseranno i porti e il trasporto metropolitano di Parigi mentre venerdì si aggiungeranno i controllori di volo con tre giornate consecutive di proteste non solo contro la riforma del lavoro ma anche in difesa del proprio contratto.

IL 14 GIUGNO. La grande protesta a livello nazionale arriverà invece il 14 giugno, un giorno dopo l'arrivo del testo in Senato, dove sarà discusso fino al 24 e votato il 28, prima di tornare all'Assemblea nazionale nel caso di modifiche.
Davanti alla persistenza degli scioperi, Medef ha esortato tutte le imprese colpite da blocchi a presentare denuncia ribadendo che in pieno XXI secolo non si possono accettare azioni "che consentano ai dipendenti di aggiungere benzina sul fuoco". Il 57% dei francesi è convinto che il governo finirà per cedere e introdurre modifiche, secondo in sondaggi più recenti, anche se la popolazione si mostra quasi spaccata a metà sull'importanza del testo: il 46% è a favore del suo ritiro, il 53% intende mantenerlo.

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