A una prima lettura, le informazioni sarebbero sommarie e parziali. Nessuna traccia dei video delle telecamere di sorveglianza
Sono finalmente arrivati agli inquirenti italiani i materiali che l'autorità giudiziaria egiziana a messo a disposizione sul caso Regeni. I documenti che erano stati chiesti con insistenza dall'Italia sembrerebbero però incompleti e certamente non risolutivi del caso. Secondo fonti vicine a chi indaga le carte messe a disposizione del team interforze formato da agenti dello Sco e carabinieri del Ros che da quasi un mese lavora al Cairo per capire chi ha ucciso Giulio Regeni, ci sarebbero informazioni a prima vista sommarie e i fascicoli non conterrebbero, se non in parte, le informazioni richieste tramite rogatoria dalla procura di Roma che indaga sull'omicidio: troppo sintetici paiono a una prima lettura i dati sul traffico telefonico del cellulare del ricercatore friulano, parziali i dati sull'autopsia, che comunque è stata effettuata anche a Roma, e carenti i verbali delle testimonianze che conterrebbero solo quelle che non hanno contribuito in alcun modo a fare chiarezza sulla sparizione di Giulio.
Inoltre sono assenti i video delle telecamere di sorveglianza di metropolitane e negozi del quartiere nel quale Giulio viveva ed è sparito il 25 gennaio scorso, dei quali la procura aveva fatto esplicita richiesta. L'incartamento, affidato al team di investigatori italiani che lavora al Cairo è scritto in arabo e sarà tradotto in italiano prima di essere consegnato ai pm che indagano sulla morte del giovane.
Ad annunciare l'arrivo dei materiali richiesti era stata oggi la Farnesina, parlando di "un primo passo utile". "La Farnesina prende atto della consegna di una parte del materiale richiesto. Si tratta in particolare di informazioni relative a interrogatori di testimoni da parte delle autorità egiziane, al traffico telefonico del cellulare di Giulio Regeni e a una parziale sintesi degli elementi emersi dall'autopsia", si legge in un comunciato del ministero degli Esteri di Roma.
"Si tratta di un primo passo utile – scrivono i funzionari del ministero italiano -. La Farnesina ritiene tuttavia che la collaborazione investigativa debba essere sollecitamente completata nell'interesse dell'accertamento della verità".
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