Un importante omaggio in memoria del giovane ricercatore ucciso al Cairo
Ancora misteri, ancora un difficile e intricato puzzle da ricomporre sulla morte e sulla modalità del decesso di Giulio Regeni, lo studente friulano scomparso la notte del 25 gennaio al Cairo e ritrovato morto dieci giorni dopo. Dall'autopsia, eseguita da un'equipe romana con a capo il professore Vittorio Fineschi, appare incontrovertibile che il ricercatore ha subito violenze. Continua intanto il braccio di ferro diplomatico tra l'Italia e l'Egitto.
EGITTO AL CONTRATTACCO Il ministro dell'Interno Magdy Abdel Ghaffar ha respinto le accuse di un coinvolgimento delle forze di sicurezza. "Respingiamo queste accuse, è completamente inaccettabile che vengano rivolte. Sono voci, non possiamo neppure accettare un'allusione". Poi ancora: Il ragazzo "non è mai stato imprigionato da nessuna autorità egiziana. Non stiamo trattando il caso di Regeni come se fosse una spia ma come un cittadino egiziano". "Tutte le piste investigative sono aperte – ha precisato Ghaffar – Non siamo in grado di dire se si tratti di un atto criminale o terrorista perchè siamo nella fase della raccolta delle informazioni". "C'è bisogno di tempo perché la vittima aveva avuto molti contatti con alcuni stranieri ed egiziani, e si spostava in più posti del Cairo", ha spiegato il ministro ribadendo che l'Italia sarà informata in modo trasparente di tutti i dettagli dell'inchiesta.
INCHIESTA E FUNERALI Giulio non temeva per la sua vita, non aveva paura. Questo, a quanto si apprende, è stato riferito dai genitori di Giulio Regeni al pm romano, Sergio Colaiocco, che procede per omicidio volontario, e ha raccolto anche le dichiarazioni di alcuni amici della vittima. Secondo indiscrezioni, i genitori avrebbero riferito che il figlio, pur consapevole di trovarsi in una situazione preoccupante, non aveva mai manifestato timori per la sua sicurezza.
Il corpo arriverà a Fiumicello nei prossimi giorni. I funerali saranno celebrati venerdì.
ITALIA: VOGLIAMO VERITA' Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, non usa mezzi termini e dice: "Non ci accontenteremo di verità presunte, come già abbiamo detto in occasione dei due arresti inizialmente collegati alla morte di Giulio Regeni. Vogliamo che si individuino i reali responsabili, e che siano puniti in base alla legge". "L'Italia- ha aggiunto- ha chiesto e ottenuto che al Cairo funzionari investigativi del Ros e della polizia possano partecipare alle indagini egiziane, quindi se verrà loro consentito di lavorare, come in queste ore sembra possibile, potremo ottenere dei risultati. Ed è questo che il governo italiano pretende".
OBAMA:COLLABORIAMO. Il presidente Barack Obama ha ribadito che gli Stati Uniti sono pronti a collaborare per la ricerca della verità sull'uccisione del giovane ricercatore italiano. Lo riferiscono fonti italiane precisando che la questione è stata affrontata al termine dell'incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella alla Casa Bianca, dopo che la stampa aveva lasciato lo Studio Ovale.
A TORINO. Il Museo Egizio di Torino dedicherà la sala storica di Deir El Medina a Giulio Regeni. Il museo, si legge in una nota, "esprimendo alla famiglia" dello studente "le più sincere condoglianze unitamente all'affetto di tutti i suoi curatori, che da anni intessono rapporti di studio, collaborazione e scambio culturale coi colleghi egiziani, vuole ricordare il giovane ricercatore italiano, barbaramente ucciso per difendere i propri ideali e la sua coraggiosa attività di ricerca nel campo del lavoro e delle relazioni sociali". La memoria di Giulio "dovrà essere mantenuta viva – spiega il museo – attraverso lo studio, la tolleranza, e la convinzione che solo attraverso la reciproca comprensione tra fedi, culture e ideali diversi si possa produrre un mondo migliore".
La sala di Deir El Medina raccoglie 245 reperti, testimonianza delle professioni artigianali e operaie nell'Egitto dal XVI al XI a.C., conserva nella sua interezza gli albori delle ricerche attuali sui rapporti professionali e proto sindacali della civiltà dell'epoca, compreso il papiro relativo al primo sciopero avvenuto nel 29esimo anno di regno di Ramesse III, da parte delle maestranze non pagate del villaggio omonimo.
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