L'ex premier ha parlato nel corso di un'audizione davanti alla commissione Esteri del Senato

"L'Europa non è un eccesso di tecnocrazia, se ce ne fosse meno sarebbe meglio, ma una costruzione che viene ormai gestita dalla tirannia del consenso del brevissimo periodo". Lo ha detto l'ex premier Mario Monti, oggi presidente del Gruppo di alto livello dell'Unione europea sulle risorse proprie nel corso di un'audizione davanti alla commissione Esteri del Senato. Esiste, ha aggiunto, una "degenerazione dei sistemi politici nazionali" che rende "l'integrazione sempre più difficile da spingere in avanti e la disintegrazione sempre più probabile".

L'Unione europea, ha attaccato Monti, "è diventata un bene di consumo e non di investimento". L'appuntamento del Consiglio europeo diventa spesso, secondo il senatore a vita, "una cacofonia di leader" che fanno "l'interesse personale di partito del proprio Paese". "Non hanno in mente la prossima scadenza elettorale ma il prossimo sondaggio – ha aggiunto – Si cerca di strappare un mattone che i nostri predecessori avevano portato per costruire la casa europea, si trasforma in polvere l'Europa e si spera di trasformarlo in consenso al prossimo sondaggio o alla prossima scadenza elettorale".

 

"Anche altri Paesi – ha sottolineato l'ex premier – sono impegnati in questo 'reverse engineering' dell'Ue". Se l'obiettivo di questa "tattica" è la costruzione dell'Europa o la promozione di un interesse nazionale in un confronto europeo, ha sottolineato, "questa linea è controproducente, ma forse non è questo l'obiettivo. Se l'obiettivo è accrescere il consenso nel proprio Paese sopratutto se il Paese ha caratteristiche ondeggianti, emotive e di singolare mancanza di memoria allora la tattica è vincente e sta vincendo. In questo modo – ha concluso – si fa l'interesse di breve periodo di chi rappresenta il Paese"  ma si va "contro l'interesse del Paese e dei cittadini".

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