Sydney (Australia), 23 dic. (LaPresse/Reuters) – Due uomini sono stati arrestati a Sidney in un’operazione di polizia volta a sventare attacchi di presunti militanti islamici contro edifici governativi. Gli arresti dei due uomini, di 20 e 24 anni, sono parte della ‘Operazione Appleby’, in corso da maggio dello scorso anno e che ha finora portato all’incriminazione di 13 persone. Lo ha riferito la vice commissario di polizia del New South Wales, Catherine Burn, spiegando che all’inizio di questo mese, la polizia ha accusato cinque persone, tra cui un ragazzo di 15 anni, di complotto per potenziali attacchi contro obiettivi governativi, tra cui la sede della polizia federale australiana a Sydney e una base navale nella capitale australiana. “Non vi è alcuna minaccia specifica, non vi è alcuna minaccia attuale, non vi è alcuna minaccia in corso”, ha voluto precisare Burn.

Le accuse a carico dei due arrestati, che comportano pene fino a 15 anni di reclusione, sono basate su documenti scritti a mano sequestrati nelle loro case nel dicembre 2014, che menzionerebbero possibili obiettivi da colpire.

L’Australia è in stato in allerta per possibili attacchi radicali dall’anno scorso. Le autorità hanno fatto sapere di aver sventato una serie di attacchi potenziali, mentre vi sono stati diversi incidenti condotti da ‘lupi solitari’. Lo scorso dicembre, due ostaggi sono stati uccisi quando la polizia ha fatto irruzione in un caffè del centro di Sydney dove un uomo si era barricato per quasi 17 ore. A ottobre, un ragazzo di 15 anni ha aperto il fuoco contro un poliziotto nella questura di Parramatta, sobborgo di Sidney, e fu poi ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia all’esterno dell’edificio.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata