di Matteo Bosco Bortolaso
Bruxelles, 23 set. (LaPresse) – Sull’immigrazione l’Unione europea deve agire “unita”, nel nome della “solidarietà e responsabilità”. Sono queste le parole chiave della bozza di dichiarazione finale del vertice dei capi di Stato e di governo europei, inziato mercoledì sera e non ancora terminato. La bozza ribadisce la volontà di “mantenere, applicare e mettere in atto le regole esistenti, inclusi i regolamenti di Dublino e le norme di Schengen”. Questa affermazione, tra le altre, appare particolarmente significativa, specie per Italia e Grecia. A Roma e Atene si rimprovera, con sfumature diverse, di non registrare gli immigrati arrivati sulle loro coste, come invece è previsto dal regolamento di Dublino.
I leader hanno discusso anche pacchetti di misure umanitarie per Libano, Giordania e Turchia, colpite dai flussi migratori provenienti dalla Siria. Il presidente turco, Recep Erdogan, sarà a Bruxelles il prossimo 5 ottobre. Diplomatici e funzionari europei considerano la visita fondamentale per riuscire ad arginare l’ondata dei migranti che attraversano l’Anatolia e sognano di arrivare in Europa.
Attorno al tavolo dei 28, i leader hanno affrontato anche il nodo delle quote. Un primo piano è stato approvato martedì dai ministri dell’Interno dell’Ue, e prevede due tappe. In un primo momento verranno ricollocate 66mila persone, già arrivate nei centri d’accoglienza di Italia (15.600) e Grecia (50.400). Quindi, a dodici mesi di distanza, si passerà ad altri 54mila migranti.
Entrando al vertice europeo di mercoledì, il premier Matteo Renzi ha cantato vittoria: “Con tre mesi di ritardo”, ha scandito il presidente del Consiglio a Bruxelles, l’Unione europea si è allineata alla posizione italiana. “Ad aprile eravamo praticamente soli, a giugno eravamo un po’ meno soli, e adesso la nostra posizione è diventata patrimonio condiviso”, ha spiegato il premier prima di riunirsi con gli altri capi di Stato e di governo al tavolo dei 28.
Per Renzi, insomma, “vince la posizione italiana“, quella che ha sempre sostenuto che il carico dei migranti non può restare sulle spalle dei Paesi ‘di frontiera’: Italia, Grecia, Ungheria. Una prima decisione in questo senso, in effetti, è già stata presa martedì dai ministri dell’Interno dell’Ue.
A chi chiedeva se i capi di Stato e di governo avrebbero trovato un accordo definitivo sui numeri per suddividersi il carico dei richiedenti asilo, abbozzati dai ministri degli Interni, Renzi ha ricordato che il risultato maggiore del vertice di mercoledì è “il superamento di Dublino, che magari non verrà scritto nel documento finale, ma la realtà dei fatti è più forte dei documenti di Bruxelles”.
Risposta simile ha avuto anche chi chiedeva al premier novità sugli hotspot, i centri di prima identificazione dei migranti che l’Italia, così come la Grecia e l’Ungheria, dovrebbero aprire per permettere una migliore gestione dei richiedenti asilo. Gli hotspot, ha detto il premier, devono far parte di una soluzione complessiva nell’ottica “di superare Dublino”.
I centri di identificazione, comunque, rimangono una priorità per molti leader, in primis il presidente francese François Hollande. “Vogliamo che la soluzione (dei ministri dell’Interno ndr.) sia accompagnata da un controllo alle frontiere, attraverso i cosidetti hotspot”, ha detto il capo di Stato, arrivato a Bruxelles da Parigi. L’identificazione dei migranti, ha aggiunto il presidente francese, “è una questione importante per l’Unione europea nel suo complesso, oltre che per la Francia”.
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