di Matteo Bosco Bortolaso
Roma 1 set. (LaPresse) – Con l’Italia condannata a risarcire con 10 mila euro ciascuno tre immigrati rimpatriati in Tunisia nel 2011, si riaccende la polemica politica tra chi è aperto all’accoglienza, magari con una nuova politica Ue sull’asilo e un nuovo piano per ripartire i profughi tra i Paesi europei, e le tentazioni di isolamento sempre più forti nelle regioni che non vogliono accogliere nuove persone. La Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu), che ha sede a Strasburgo e che fa riferimento al Consiglio d’Europa, ha condannato l’Italia per l’espulsione di tre tunisini che erano arrivati a Lampedusa nel 2011. A loro dovrà essere corrisposto un risarcimento di 30 mila euro complessivi.
Secondo la Corte, l’Italia ha violato il divieto ai trattamenti disumani o degradanti, i diritti alla libertà e alla sicurezza, nonché il diritto a essere informati sui motivi della detenzione e a potere ricorrere contro la detenzione stessa. Con la condanna, gli italiani sono “cornuti e mazziati” e “presi a schiaffi”: così dicono gli esponenti di Forza Italia Daniela Santanché e Maurizio Gasparri. Il leghista Roberto Calderoli, da parte sua, definisce la Corte europea una “entita metafisica”, invitando “il governo a infischiarsene di quanto stabilito dai parrucconi di Strasburgo”.
Il vice presidente del Senato dubita però che questo accada, visto che il governo di Roma “non ha opposto alcuna resistenza ad ogni ordine proveniente dalle fumose istituzioni europee“. Tra meno di due settimane il tema dell’immigrazione sarà discusso dai ministri dell’interno dell’Ue, convocati il 14 settembre a Bruxelles per una riunione urgente. In quella sede una nuova politica sull’asilo avrà “gambe concrete”. Lo sostiene Vannino Chiti, esponente Pd e presidente della Commissione sulle politiche dell’Unione europea al Senato.
“Mi sembra che ci sia maggiore consapevolezza da parte della Germania e dell’Austria – spiega Chiti – e voglio essere ottimista sul fatto che l’Unione europea sia la grande democrazia sovrannazionale di cui abbiamo bisogno: è una prospettiva che si sta affacciando, ed alla riunione del 14 serve una risposta forte”. Intanto proseguono le polemiche sull’efferato assassinio di due coniugi a Palagonia, in provincia di Catania: il sospettato principale è un immigrato ivoriano ospite del Cara di Mineo.
La presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, afferma che “di fronte alla morte e al dolore di una famiglia bisogna avere il massimo rispetto e camminare in punta di piedi”, ma aggiunge: “mi permetto però di dire sottovoce che sono allibita dal comportamento di Renzi”, bollato come “vigliacco” per non voler rispondere alla figlia dei coniugi uccisi, che ha detto che la colpa della morte dei genitori è anche dello Stato.
Il Movimento 5 Stelle, invece, denuncia la gestione dello stesso Cara, indicando nel “sistema Mineo” un meccanismo che permetterebbe a partiti e malaffare di “spartirsi soldi” e di “avere un ritorno in termini di voti”. Nelle indagini sul Cara di Mineo è coinvolto il sottosegretario all’Agricoltura Ncd Giuseppe Castiglione.

