Atene (Grecia), 20 ago. (LaPresse) – Grecia verso elezioni anticipate. Il premier greco Alexis Tsipras, che si è riunito con funzionari del governo e rappresentanti di Syriza in Parlamento, secondo la tv pubblica Ert annuncerà stasera il voto anticipato nel tentativo di placare la rivolta interna al suo partito emersa dopo la decisione di firmare il nuovo accordo di salvataggio con i creditori internazionali. Un messaggio istituzionale di Tsipras è atteso per le 19 ora italiana: secondo la stampa locale il premier, per spingere verso il voto anticipato, annuncerà le sue dimissioni e le presenterà ufficialmente al presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos. L’opzione più probabile è quella di un voto a settembre, il 20 secondo voci filtrate dall’incontro con Tsipras, anche se un’altra anima di Syriza spingeva per ottobre.

I rumors su elezioni anticipate si sono fatti sempre più insistenti dopo l’accordo raggiunto a Bruxelles nell’Eurosummit-maratona della notte fra il 12 e il 13 luglio scorsi. Syriza si era infatti spaccato, con la sinistra del partito che sosteneva che quell’intesa tradisse il mandato conferito a Tsipras con la vittoria del ‘no’ nel referendum del 5 luglio. Nel rispetto dell’accordo, dopo pochi giorni il Parlamento greco ha votato due pacchetti di misure (su temi che spaziano dall’aumento dell’Iva alla riforma delle pensioni, dalla garanzia dell’indipendenza dell’istituto di statistica greco all’inasprimento delle pene per gli evasori alla riforma del codice civile per snellire la giustizia), ma in entrambi i casi i dissidenti di Syriza si erano astenuti o avevano votato contro. Per l’approvazione dunque Tsipras aveva avuto bisogno dei voti dell’opposizione. Anche venerdì, nel voto con cui l’aula ha detto sì all’accordo di salvataggio internazionale da 86 miliardi di euro, 43 deputati (cioè quasi un terzo dei parlamentari di Syriza) avevano votato contro o si erano astenuti.

Si prevede che le elezioni anticipate rafforzino Tsipras. La sua vittoria è infatti quasi scontata. Secondo un sondaggio di Metron Analysis pubblicato il 24 luglio, il sostegno a Syriza si attestava al 33,6%, il che lo rendeva il primo partito. Da allora però non sono più stati pubblicati sondaggi. Questo consenso non sarebbe tuttavia sufficiente a governare senza dovere ricorrere a partner di coalizione. L’attuale partner di governo, il partito di destra Greci indipendenti, tramite il suo leader e ministro della Difesa Panos Kammenos ha fatto sapere che si presenterà alle urne come partito indipendente, ma ha promesso che dopo il voto continuerà a collaborare con Tsipras.

Il governo Tsipras è in carica da gennaio. Allora Syriza aveva trionfato ottenendo il 36,34% dei consensi, e fermandosi così a soli due seggi dalla maggioranza assoluta in aula, con 149 deputati sui 300 da cui è composto il Parlamento. Nel voto di gennaio al secondo posto si era piazzato con il 27,81% il partito conservatore Nuova democrazia del premier uscente Antonis Samaras (poi dimessosi da leader del partito dopo la vittoria del ‘no’ al referendum); terzo si era attestato il partito di estrema destra Alba dorata con il 6,28% e a seguire il centrista ‘To potami‘ con il 6,05%. Inoltre il partito comunista greco Kke si era attestato al 5,47%, il partito della destra nazionalista Greci indipendenti al 4,75% e i socialisti del Pasok si erano fermati al 4,68%; fuori dal Parlamento era rimasta invece la nuova formazione fondata dall’ex premier del Pasok George Papandreou, Kinima, che non aveva superato la soglia di sbarramento del 3%.

Il voto a settembre consentirebbe di andare alle urne prima che gli elettori comincino a sentire l’effetto delle misure adottate per il salvataggio, fra cui tagli alle pensioni e aumenti dell’Iva. La Costituzione greca prevede una procedura particolare nel caso di elezioni anticipate che giungano meno di 12 mesi dopo il voto. In base a questo iter, il presidente Prokopis Pavlopoulos non può indire immediatamente nuove elezioni in caso di dimissioni di Tsipras ma deve prima consultare gli altri grandi partiti per vedere se possono formare un governo, ipotesi che tuttavia in questo caso è molto improbabile vista l’attuale composizione del Parlamento.

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