Washington (Usa), 7 ago. (LaPresse/EFE) – Poche proposte concrete, tante critiche a Hillary Clinton e grande spettacolo nel primo dibattito televisivo fra i dieci principali candidati alle primarie del Partito repubblicano in vista delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. Grande attenzione è stata attirata dall’imprenditore Donald Trump che, attaccato dagli stessi moderatori del confronto, non ha esitato a prendere il centro della scena. Trump è stato infatti il candidato che ha parlato di più (dieci minuti e 33 secondi, due minuti in più di Jeb Bush) e nei suoi interventi ha detto ad esempio di non escludere la possibilità di candidarsi alle presidenziali come indipendente se non otterrà la nomination repubblicana. Durante il dibattito, tenuto alla Quicken Loans Arena di Cleveland e trasmesso dell’emittente conservatrice Fox, Trump è stato inoltre il candidato più cercato su Google e Facebook.
Tralasciando lo spettacolo messo in scena dall’eccentrico imprenditore edile newyorkese, gli analisti politici e i media americani hanno sottolineato le prestazioni del senatore Marco Rubio e del governatore dell’Ohio John Kasich, candidato più applaudito in quanto ‘padrone di casa’. Dall’altra parte, il governatore del Wisconsin Scott Walker, dato fra i favoriti dai sondaggi, è stato poco attivo nel dibattito, mentre il combattivo senatore del Kentucky Rand Paul è stato il candidato che ha parlato per meno tempo, intervenendo per meno di cinque minuti. A causa del grande numero di partecipanti, ogni intervento è stato ridotto a un solo minuto e per questo si è potuto capire molto poco delle intenzioni dei candidati. Rubio e Trump si sono detti a favore della costruzione di un muro alla frontiera fra Messico e Stati Uniti, mentre l’ex governatore della Florida Jeb Bush ha chiesto l’eliminazione delle cosiddette ‘città santuario’, in cui le autorità tengono gli immigrati illegali senza documenti.
Tutti i candidati hanno promesso durezza contro i militanti del gruppo Stato islamico, anche se hanno anche criticato la campagna militare contro i jihadisti avviata dal presidente Barack Obama. “Abbiamo bisogno di un comandante in capo che metta in chiaro che chiunque si unisce allo Stato islamico firma la sua condanna a morte”, ha detto il senatore del Texas Ted Cruz. Per quanto riguarda il tema dell’aborto, ognuno dei candidati si è detto contrario a questa pratica, ma si sono mostrati più aperti al matrimonio fra omosessuali, recentemente legalizzato in tutti gli Usa grazie a una sentenza della Corte suprema. I candidati si sono inoltre opposti in blocco all’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano e in generale a ogni punto della politica estera perseguita da Obama, anche se il tema dei rapporti con Cuba non è stato affrontato.
I candidati hanno trovato terreno comune nell’attaccare Hillary Clinton, la principale candidata alla nomination presidenziale del Partito democratico, criticata soprattutto per il caso del suo indirizzo e-mail personale, usato al posto di quello istituzionale quando era segretaria di Stato. Particolari le dichiarazioni di Trump su Hillary Clinton: “Le dissi ‘vieni al mio matrimonio’ e lei venne. Non ebbe scelta, perché in passato feci una donazione alla sua fondazione“. Per questo, ha detto Trump, “il sistema non funziona”. Infine, un attacco diretto a Obama: “Abbiamo un presidente che non ha idea di quello che fa”, ha detto l’imprenditore.
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