Washington, 15 lug. (LaPresse/EFE) – La sonda della Nasa New Horizons ha telefonato a casa, cioè ha stabilito contatti con la Terra, confermando il successo del suo storico avvicinamento a Plutone. E ora si attende la prima foto da distanza ravvicinata dell’oggetto finora più misterioso del Sistema solare. Lo ha annunciato la Nasa. “Abbiamo la conferma del successo dell’avvicinamento”, ha scritto la Nasa su Twitter. La prima comunicazione con la Terra è giunta dopo 22 ore: il segnale della sonda è stato ricevuto precisamente alle 20.55 ora di Washington (le 02.55 in Italia).
“La navetta è in buone condizioni, abbiamo attraversato con successo il sistema di Plutone e ora ci stiamo allontanando”. A confermare la riuscita dell’avvicinamento di New Horizons al pianeta nano è Alice Bowman, direttrice delle operazioni della missione, dopo il tweet lanciato dall’account ufficiale della Nasa. La navetta non è in grado di raccogliere dati e, contemporaneamente, inviarli alla Terra: per questo, il centro di controllo della missione è stato tagliato fuori dalle comunicazioni durante le 22 ore che New Horizons ha impiegato per avvicinarsi a Plutone.
NASA’s New Horizons ‘Phones Home’ Safe after Pluto Flyby http://t.co/yzoJbWW8Oj #Plutoflyby pic.twitter.com/2badNDQkCn
— NASA New Horizons (@NASANewHorizons) 15 Luglio 2015
Così, per quasi un giorno i tecnici sono rimasti con il fiato sospeso temendo che la sonda diventasse inutilizzabile a causa della collisione con frammenti di rocce e altri oggetti pericolosi che potevano fluttuare all’interno dello sconosciuto sistema plutoniano. La Nasa aveva stimato che il rischio di collisione fosse di 1 su 10mila, ma ha anche sempre sottolineato come questa fosse una missione “verso l’ignoto” e quindi come non si potesse escludere nessuna eventualità.
L’agenzia spaziale americana prevede di ricevere stamattina la fotografia di Plutone più vicina mai scattata nella storia, anche se l’agenzia non raccoglierà tutto il materiale relativo alla missione prima di ottobre 2016. Ora la navetta, che viaggia a 49.889 chilometri orari e pesa 480 chili, continua il suo viaggio lungo la fascia di Kuiper, la cui scoperta, nel 1992, ha declassato Plutone dalla categoria di pianeta a quella di pianeta nano.
La notizia del successo dello storica impresa è stata accolta con grande gioia dagli scienziati del Laboratorio di fisica applicata Johns Hopkins di Laurel, in Maryland, che in tutti questi anni hanno diretto la missione. Da quando ha iniziato il suo viaggio, il 19 gennaio 2006 lanciata dal razzo Atlas V da Cape Canaveral in Florida, New Horizons ha percorso quasi cinque miliardi di chilometri per raggiungere Plutone, vero enigma per i ricercatori e unico pianeta del sistema solare a cui non si era mai avvicinata una navicella spaziale.
Pochi mesi dopo la partenza, ad agosto, Plutone fu relegato alla categoria di pianeta nano dall’Unione astronomica internazionale. Durante il viaggio, la sonda ha già fornito le immagini di Plutone più nitide e più vicine mai scattate. Ma si spera che ieri alle 7:49 ora di Washington (le 13:49 in Italia) e a 12.500 chilometri dal pianeta, circa la distanza che corre tra Washington e New Delhi, New Horizons abbia raccolto dati ancora più precisi sulla superficie del pianeta nano. La sonda ha fatto preoccupare gli scienziati all’inizio di luglio, quando aveva avuto qualche problema tecnico a solo due settimane dal raggiungimento del suo obiettivo finale.
Le difficoltà sono state però risolte e i tecnici non hanno rilevato problemi all’apparecchiatura o al sistema informatico. Grazie a questa missione ora sappiamo che Plutone è più grande di quanto si pensasse e si può concludere anche che è più grande di Eris, uno delle centinaia di migliaia di mini pianeti e altri oggetti ‘transnettuniani’ che si trovano cioè oltre il pianeta Nettuno nella fascia di Kuiper.
Dalla sua scoperta, nel 1930 a opera di Clyde Tombaugh ( del quale sono presenti, all’interno della sonda, parte delle ceneri) dell’osservatorio Lowell in Arizona, Plutone ha affascinato gli scienziati e, per rendere omaggio al suo scopritore, la navetta ha portato con sé a bordo le ceneri dell’astrofisico che per primo ha individuato quel puntino luminoso che oggi chiamiamo Plutone.

