Iran, la scrittrice Sabahi: Effetti accordo anche su economia italiana

Iran, la scrittrice Sabahi: Effetti accordo anche su economia italiana

Torino, 15 lug. (LaPresse) – Farian Sabahi, scrittrice italo-iraniana e docente universitaria di Crisi internazionali e ruolo della diplomazia all’Università di Aosta, ha rilasciato un’intervista a LaPresse in cui commenta l’accordo sul nucleare raggiunto tra l’Iran e le potenze mondiali.

Qual è stata la sua prima impressione quando ha saputo dell’accordo?

Ho pensato che serviranno 60 giorni prima che il Congresso degli Stati Uniti lo valuti e almeno tre mesi, verso ottobre, prima che le sanzioni economiche siano davvero alleggerite. Al di là del risultato però il punto importante è stato il negoziato, ovvero il fatto che i Paesi del 5+1 e l’Iran si siano seduti intorno a un tavolo, abbiano parlato e si siano conosciuti.

E questo secondo lei permette un passo in avanti anche per quanto riguarda i diritti umani?

Sicuramente offre qualche possibilità in più, ma non sarà facile. L’esperienza insegna che gli alleati degli Stati Uniti non sempre intraprendono dei cammini democratici, basta guardare l’Arabia Saudita, la cui storica vicinanza diplomatica con gli Stati Uniti non ha impedito di condannare il blogger Raif Badawi a mille frustate o addirittura di avere dei boia di stato che decapitano 80 persone l’anno e oltre lo stipendio mensile prendono mille dollari in più di bonus a esecuzione.

Cambierà qualcosa invece nella vita quotidiana del Paese?

L’alleggerimento delle sanzioni dovrebbe risollevare l’economia, di conseguenza la vita di tutti i giorni dovrebbe migliorare. Non dimentichiamo comunque che l’Iran è il diciassettesimo Paese al mondo in termini economici e che le sanzioni non l’hanno mai messo in ginocchio. L’effetto più importante in ogni caso sarà sul money transfer, quindi le lettere di credito, i bonifici all’estero: l’accordo sicuramente cambierà la possibilità per la popolazione di mandare soldi a parenti o figli che vivono o studiano all’estero, per i commercianti vorrà dire essere in grado di ricevere, ad esempio, il pagamento per i tappeti che verranno esportati.

Ci potrebbero essere dunque conseguenze anche sull’economia internazionale?

Bisogna vedere come reagirà il mercato, di certo in Iran esistono 80 milioni di potenziali consumatori. È un mercato molto interessante quello iraniano, dove il 92% della popolazione adulta ha un conto corrente. Non è un Paese del terzo mondo, c’è un altissimo livello di istruzione superiore e anche i consumi sono molto attenti al brand e l’Italia, lo sappiamo, è esportatrice di brand e questo dunque è un aspetto molto importante anche per il nostro Paese. Sto tenendo alcuni corsi di formazione a manager commerciali di aziende italiane più o meno grandi che vogliono andare a fare business a Teheran e hanno bisogno di imparare a trattare con quel mercato perché in Iran le regole della contrattazione sono diverse dalle nostre.

Secondo lei c’è il rischio che Israele e il Regno Saudita possano boicottare l’accordo e destabilizzare la regione?

Ci hanno già provato, ma il punto è che la vera paura di Netanyahu è che ora che ha firmato l’accordo a Vienna il presidente Obama si concentri sui territori palestinesi, perché è sua intenzione lasciare il segno su un altro tema caldo prima di lasciare la presidenza. Israele non aveva tanto paura della bomba atomica quanta ne ha ora delle armi convenzionali, tra cui i missili, che l’Iran, secondo l’accordo, potrà tornare a comprare nel giro di cinque anni.

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