Sydney (Australia), 15 giu. (LaPresse/Reuters) – Sale la pressione sul governo australiano, per le accuse che le autorità abbiano pagato migliaia di dollari all’equipaggio di un barcone carico di migranti perché tornasse in Indonesia. Si sommano, in particolare dall’opposizione, le richieste che sia aperta un’inchiesta in proposito, mentre anche le Nazioni unite hanno condannato il presunto pagamento. L’Australia in precedenza aveva promesso che avrebbe fermato i migranti che tentano di raggiungere le sue coste, respingendo i barconi in Indonesia quando possibile e mandando i richiedenti asilo in centri di detenzione di lungo periodo in Papua Nuova Guinea e Nauru.
Un capitano e due membri dell’equipaggio arrestati per il sospetto di traffico di esseri umani hanno però dichiarato alla polizia indonesiana che le autorità australiane li avrebbero pagati 5mila dollari ciascuno perché invertissero la rotta della nave. A bordo di quest’ultima c’erano 65 migranti, tra cui donne incinte e bambini, provenienti da Bangladesh, Sri Lanka e Birmania. La ministra degli Esteri australiana, Julie Bishop, e quello all’Immigrazione, Peter Dutton, la scorsa settimana hanno negato con fermezza che il pagamento sia avvenuto. Oggi, però, in un dibattito in Parlamento non hanno voluto ripetere le loro smentite. Anche il premier Tony Abbott non ha voluto commentare, citando questioni di sicurezza.
Intanto cresce il coro dell’opposizione che chiede spiegazioni al governo. Per il leader del partito laburista all’opposizione, Bill Shorten, la mancanza di smentite attirerà altri trafficanti di persone. “Non respingendo le notizie secondo cui i criminali sarebbero stati pagati 30mila dollari (…), il governo non sta forse fornendo un incentivo monetario ai pericolosi viaggi?”, ha chiesto. Il suo partito ha chiesto una inchiesta al revisore generale, mentre la senatrice dei Verdi Sarah Hanson-Young ha detto di aver chiesto alla polizia federale australiana di indagare. Critiche sono arrivate dall’alto commissario delle Nazioni unite per i Rifugiati, Antonio Guterres. “Abbiamo bisogno di reprimere traffico e contrabbando, non di pagarli. Abbiamo bisogno di mettere in carcere (i criminali, ndr) quando possibile, o di perseguirli”, ha detto alla Bbc.
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