Parigi (Francia), 2 giu. (LaPresse) Il primo ministro iracheno, Haider al-Abadi, ha lanciato una richiesta di aiuto alla comunità internazionale per combattere i foreign fighters, che arrivano nel Paese sempre più numerosi per combattere nelle fila dell’Isis. Al-Abadi ha incassato il sostegno degli Stati Uniti e della Francia, che lo aveva invitato alla conferenza internazionale che si è tenuta oggi a Parigi. Al-Abadi ha spiegato che lo Stato islamico “continua ad avere sostegno anche perché vende petrolio e vestigia archeologiche”. Per arginare l’Isis, comunque, non sono fondamentali solo aiuti economici e militari, ma anche una soluzione politica nella vicina Siria. L’Isis “è nato in Siria, non in Iraq” ed è “penetrato in Iraq dalla Siria”, ha ricordato il leader di Baghdad.

Antony Blinken, il numero due del dipartimento di Stato, ha ribadito che l’Iraq ha effettivamente bisogno di aiuti, anche militari, per combattere lo Stato islamico. Razzi anticarro arriveranno quindi negli arsenali di Baghdad. Blinken, che ha dovuto sostituire il capo della diplomazia Usa John Kerry, azzoppato da un incidente in bici, ha sottolineato che la lotta contro lo Stato islamico “sarà lunga”, ma la coalizione “è determinata” a proseguire. Blinken ha affermato che la coalizione internazionale, che comprende Paesi occidentali fianco a fianco con attori del Medioriente, è “la soluzione migliore” per combattere lo Stato islamico. Il segretario di Stato aggiunto, inoltre, ha citato “esempi positivi che arrivano dal nord e dal sud dell’Iraq” e tra questi, in particolare, le vittoriose battaglie dei peshmerga curdi.

In realtà, però, alla riunione convocata oggi a Parigi sono arrivate anche voci critiche. Proprio i leader curdi, citati come esempio positivo dal rappresentante di Washington, hanno fatto sapere di essere stati esclusi dal governo di al-Abadi, un moderato sciita. “Il governo iracheno ha rifiutato la nostra richiesta”, ha affermato il dipartimento per le relazioni internazionali della regione autonoma del Kurdistan iracheno. Il premier di Baghdad, poi, è accusato di non controllare tutti i sunniti che vivono in Iraq. Il successo delle milizie sciite, da cui al-Abadi dipende, è fondamentale per convincere i sunniti più moderati a schierarsi contro l’Isis, che si ispira a un estremismo di matrice sunnita. Il premier iracheno ha però assicurato che il Paese non soffre delle divisioni tra le diverse comunità musulmane.

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