Bangkok (Thailandia), 15 mag. (LaPresse/Reuters) – Circa 800 migranti sono stati salvati dal mare e fatti sbarcare sulle coste dell’Indonesia, mentre altre navi sovraccariche sono state respinte nei mari del Sudest asiatico nonostante gli appelli dell’Onu. Gli scafisti avevano abbandonato i barconi carichi di persone, in molti casi senza acqua e malati, nel mar delle Andamane dopo la stretta della Thailandia contro i trafficanti. Il Paese è la prima tappa sulla più comune via del traffico di persone, usata dai criminali che organizzano i viaggi dei musulmani Rohingya perseguitati in Birmania e Bagladesh.
“L’ultima informazione è che abbiamo circa 794 persone trovate in mezzo al mare e portate a riva dai pescatori”, ha dichiarato a Reuters Khairul Nova, delle forze di ricerca e soccorso a Langsa, in Indonesia. “Ora sono in un deposito vicino al porto, come sistemazione temporanea”, ha aggiunto. Sono 1.400 i migranti arrivati ad Aceh, sulla costa idonesiana, e mille in Malesia. Altri due barconi, però, sono stati respinti e abbandonati in mare. La marina indonesiana ha impedito a una nave carica di centinaia di persone di entrare nelle sue acque territoriali, ha fatto sapere un portavoce del Paese. E un’altra imbarcazione carica di 400 migranti, che la Thailandia ha respinto, fa ora rotta verso l’Indonesia, secondo quanto riferito da una radio governativa di Bangkok.
Diverse agenzie intergovernative e organizzazioni hanno chiesto ai governi della zona di non respingere i migranti, salvandoli e lasciando poi a un secondo momento la decisione su cosa fare. Intanto l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha sbloccato un milione di dollari per aiutare i Paesi della regione a fornire cibo, acqua e medicine ai migranti salvati. L’Onu ha chiesto che i governi rispettino i loro obblighi, salvando le persone in mare e “tenendo confini e porti aperti”.
Fonte Reuters – Traduzione LaPresse
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