Langkawi (Malesia), 12 mag. (LaPresse/Reuters) – Migliaia di migranti si trovano alla deriva nei mari del sudest asiatico e i governi della regione devono soccorrerli rapidamente per evitare una “massiccia crisi umanitaria”. È l’allarme lanciato dalle Nazioni unite, che hanno in particolare fatto appello alle autorità di Thailandia, Malesia e Indonesia affinché non respingano le barche cariche di migranti abbandonate dagli scafisti dopo la decisione del governo thailandese di colpire duramente i trafficanti di esseri umani. C’è stato un forte incremento nel numero dei migranti che partono soprattutto da Bangladesh e Birmania per raggiungere la Malesia, dopo la repressione decisa dalla Thailandia, prima destinazione per molte delle reti di traffico di esseri umani della regione.
“Quello che sappiamo dai migranti è che rimangono bloccati in mare per settimane o mesi e che vengono poi abbandonati dagli scafisti, con poco cibo e acqua e senza carburante per i motori, così si ritrovano alla deriva”, ha detto Jeffrey Savage dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) parlando delle centinaia di migranti arrivati un Malesia lo scorso fine settimana. L’Unhcr, ha aggiunto Savage, ha chiesto l’avvio di un’operazione internazionale di ricerca e soccorso fra il mar Andamano e lo Stretto di Malacca, che affronti quella che il funzionario ha definito “una massiccia crisi umanitaria in attesa di accadere”.
Nel frattempo il governo della Thailandia ha annunciato che organizzerà a Bangkok il 29 maggio un incontro di 15 Paesi che affronti “l’incremento senza precedenti delle migrazioni irregolari nel Golfo del Bengala negli ultimi anni”. “I Paesi di origine, transito e destinazione devono lavorare insieme per affrontare in modo approfondito il problema, agendo sulle cause così come su tutti i fattori che contribuiscono alla questione”, ha riferito Bangkok in un comunicato.
Fonte Reuters – Traduzione LaPresse
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