Londra (Regno Unito), 6 mag. (LaPresse) – Nick Clegg punta sulle alleanze per restare al governo, in vista delle elezioni di domani, giovedì 7 maggio. Il mood che ha guidato la sua campagna elettorale è la convinzione che nessuno dei principali partiti britannici possa ottenere la maggioranza necessaria a governare in solitaria e quindi solo una coalizione che includa i suoi liberal democratici potrà essere effettivamente stabile e non portare in pochi mesi a un nuovo voto, a causa delle rivendicazioni dei partiti minori. Nicholas William Peter Clegg, questo il suo nome per estero, vice premier del governo di coalizione di David Cameron dal 2010, è ben consapevole che il suo non è un partito di maggioranza e punta così a restare a fianco del vincitore.

VITA PERSONALE. Clegg è nato a Chalfont St. Giles, a poche decine di chilometri da Londra, nel 1967. Laureato a Cambridge, ha lavorato per un periodo negli Stati Uniti e poi nel Regno Unito come giornalista. Dal 1994 è stato collaboratore dell’ufficio del commissario Ue al Commercio, Leon Brittan. È forse il leader britannico con il profilo più internazionale: padre per metà russo, madre olandese, moglie spagnola. Di conseguenza, oltre all’inglese parla come madrelingua l’olandese e conosce tedesco, francese e spagnolo. Con la moglie ha avuto tre figli e protegge con forza la propria vita privata. La madre, Hermance, da bambina trascorse quattro anni in un campo di prigionia di guerra in Giappone.

GUERRA A DEFICIT. Clegg punta a cancellare il deficit di bilancio, attraverso misure che prevedono tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse. Non appoggia il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, a patto però che quest’ultima mantenga i suoi poteri inalterati. E proprio ieri ha fatto sapere di “non essere contrario per principio all’idea che qualcuno possa chiedere al popolo britannico se restare o lasciare” l’Ue. È favorevole a imporre limiti all’accesso per gli stranieri e a controlli più severi nei confronti degli immigrati che si trovino nel Paese con permessi di permanenza non validi.

CARRIERA POLITICA: L’ASCESA E L’ERRORE. Clegg è stato europarlamentare dal 1999 al 2004, poi nel 2005 è stato eletto deputato della circoscrizione Sheffield Hallam. La sua ascesa politica è iniziata nel 2010, quando ha guidato i Libdem nella coalizione di governo con i conservatori dopo che Cameron non ottenne la maggioranza. In quel periodo, era diventato un modo di dire “Penso come Nick”. La sua popolarità, però, è scemata velocemente per l’accusa di non mantenere le promesse. Prima del voto si era infatti schierato con gli studenti contro l’aumento delle tasse universitarie, ma una volta al potere aveva appoggiato quegli stessi aumenti (intanto il taglio alle tasse universitarie divenuto un cavallo di battaglia del leader laburista Ed Miliband). Clegg fu du definito ‘traditore’, epiteto da cui non si è mai del tutto liberato. Dal 2010 il sostegno al suo partito è precipitato, passando dal 23% a circa l’8%. Il suo movimento è stato accusato di aver subito le politiche dei conservatori, mentre Clegg ribatte di aver invece agito come “freno a mano” smorzando i piani dei Tory.

LA POLEMICA CON CAMERON. Gli ultimi giorni di campagna elettorale sono stati caratterizzati da un’aspra polemica con il premier e collega di coalizione Cameron. Quest’ultimo ha infatti invitato i simpatizzanti liberali ad appoggiare i conservatori, per impedire che “arrivino al potere i laburisti” di Miliband: Clegg si è indignato e ha ribattuto: “I conservatori stanno dicendo una menzogna, ossia che possono arrivare alla maggioranza. Non possono. Hanno bisogno di 323 seggi e non li otterranno. Tutto il mondo lo sa”. Ieri ha ipotizzato che, se uno dei due partiti principali cercherà di governare da solo in un esecutivo di minoranza, il rischio è di tornare alle urne prima di Natale. Un’ipotesi, ha sottolineato, che si verificherà “se il leader laburista Ed Miliband e il premier David Cameron metteranno i loro interessi politici davanti all’interesse della nazione”.

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