Dal nostro inviato Fabio De Ponte
Bruxelles (Belgio), 23 apr. (LaPresse) – E’ previsto nel pomeriggio a Bruxelles il Consiglio europeo straordinario sull’immigrazione voluto dall’Italia dopo l’ennesima strage nel Mediterraneo, venerdì nel canale di Sicilia. Due i punti centrali all’ordine del giorno: il rafforzamento della missione Triton e la gestione dei rifugiati.
L’Italia sostanzialmente chiede che Triton si trasformi in una operazione simile a Mare Nostrum ma gestita dall’Ue, e di superare le norme di Dublino, secondo le quali è il Paese di prima accoglienza quello che deve farsi carico dei richiedenti asilo fino al termine della valutazione della domanda, introducendo invece un sistema di ripartizione automatica tra i Paesi dell’Ue in base al peso demografico.
RADDOPPIAMENTO RISORSE TRITON. Distante da queste due richieste appare il documento che dovrà essere discusso oggi dai capi di Stato e di governo, circolata ieri a Bruxelles. Nel testo si prevede il raddoppio delle risorse di Triton, e un suo maggiore coordinamento con Poseidon (operazione gemella per le coste greche), entrambe gestite dall’agenzia Frontex, ma senza modificarne il mandato. Un approccio prudente legato al timore, diffuso a Bruxelles, che allargare la missione possa incoraggiare le partenze.
GESTIONE UE PER 5MILA RIFUGIATI. Per quanto riguarda il secondo punto, si prevede un progetto pilota per la distribuzione di 5mila rifugiati tra i Paesi Ue, che vi aderirebbero comunque su base volontaria. Troppo poco, soprattutto perché, secondo i dati forniti ieri dal prefetto Mario Morcone, il capo del dipartimento immigrazione del Viminale, nel 2015 sono attesi tra i 170mila e i 200mila arrivi. Insomma, 5mila saranno le persone in arrivo ogni settimana. Tutti gli altri, perciò, sembra essere l’ipotesi dell’Ue, andrebbero rimpatriati.
AFFONDARE LE IMBARCAZIONI. Il Governo italiano vorrebbe poi esaminare la possibilità di iniziative molto più aggressive, che il semplice rafforzamento della missione di soccorso, con l’affondamento delle imbarcazioni. La questione su questo punto è piuttosto controversa, perché, come ha fatto notare la presidente della Camera Laura Boldrini, ex Alto rappresentante per i rifugiati delle Nazioni unite, individuare le imbarcazioni della speranza prima che partano è sostanzialmente impossibile e in ogni caso qualsiasi operazione necessiterebbe di un accordo con il governo del Paese che, in Libia, al momento, non esiste, essendo due le autorità in guerra tra loro a contendersi il controllo del territorio. Tesi che sarebbe condivisa da fonti militari consultate dal Corriere della sera, secondo le quali anche l’impiego di droni sarebbe sostanzialmente fuori discussione, dal momento che l’Italia non dispone di droni armati e che, se anche gli Usa mettessero a disposizione la necessaria tecnologia, ci vorrebbero almeno sei mesi per equipaggiarli.
IL MANDATO A MOGHERINI. Il timore dell’Italia è che, a parte un aumento delle risorse di Triton e un impegno sui rifugiati poco più che simbolico, la questione venga rimandata all’Agenda Ue sull’immigrazione che la Commissione presenterà a maggio. E punta a dare un mandato forte all’Alto rappresentante della politica estera comunitaria Federica Mogherini per esplorare le opzioni possibili, con la convinzione che, evidentemente, da ex capo della diplomazia italiana, Mogherini mostrerà maggiore sensibilità dei Paesi nordeuropei sulla questione.
IL DECALOGO DI LUSSEMBURGO. Lei in effetti si è già mossa, mettendo sul tavolo delle proposte alla riunione dei ministri degli Esteri di lunedì in Lussemburgo, convocata in un primo momento per esaminare misure volte a favorire un governo di unità nazionale in Libia. E così la riunione ha prodotto un decalogo di misure da mettere in campo che include, tra l’altro, anche uno “sforzo sistematico per individuare, confiscare e distruggere i natanti prima che siano usati dai trafficanti”. Se il punto sarà inserito però oggi nelle conclusioni del Consiglio Ue, diventando così operativo, è da vedere.
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