Tripoli (Libia), 27 gen. (LaPresse/Reuters) – È salito a otto morti, fra cui cinque stranieri di nazionalità non nota, e diversi feriti il bilancio dell’attacco all’hotel Corinthia di Tripoli, in Libia. Lo riferiscono fonti locali della sicurezza. La dinamica è stata la seguente: prima una bomba è esplosa nel parcheggio dell’albergo intorno alle 10 ora locale, poi uomini armati hanno fatto irruzione nell’hotel. Dopo circa quattro ore di scontro a fuoco, riferiscono fonti della sicurezza, due degli attentatori si sono fatti esplodere al 21esimo piano del Corinthia. L’agenzia di stampa ufficiale libica Lana riporta che uno degli aggressori è stato arrestato dalla polizia.

– L’attentato è stato rivendicato da un gruppo affiliato allo Stato islamico (ex Isil o Isis) che si fa chiamare ‘Provincia Tripoli’, che ha definito l’attentato la “battaglia di Sheikh Abu Anas al-Libi” spiegando che il motivo è che quell’albergo contiene “missioni diplomatiche e compagnie di sicurezza non musulmane”. Al-Libi era un presunto membro di al-Qaeda catturato dalle forze speciali Usa in Libia, accusato di avere contribuito a pianificare gli attacchi del 1998 alle ambasciate Usa in Tanzania e Kenya, che è morto questo mese in un ospedale statunitense.

Il Corinthia, uno degli ultimi hotel funzionanti a Tripoli, un tempo ospitava molte sedi di governo, ambasciate straniere e staff di media e imprese internazionali. Da questo stesso albergo fu rapito nel 2013 l’allora premier Ali Zeidan, poi rilasciato. Tripoli è caduta nelle mani della coalizione islamista armata Alba libica lo scorso agosto, quando il governo libico riconosciuto a livello internazionale si è ritirato nella città orientale di Tobruk. La città è spesso teatro di attacchi bomba, omicidi e rapimenti. In passato diverse ambasciate, comprese quelle dell’Egitto e degli Emirati arabi uniti, sono state prese di mira dai militanti.

Gli uomini armati che hanno fatto irruzione nell’hotel Corinthia di Tripoli, il più grande della Libia, hanno preso alcuni ostaggi. Lo conferma a Xinhua una fonte della sicurezza, aggiugendo che al momento il bilancio è di tre guardie uccise e diversi feriti. La dinamica, secondo quanto raccontano alcuni testimoni è stata la seguente: prima intorno alle 10 ora locale una bomba è esplosa nel parcheggio dell’albergo e poi uomini armati hanno fatto irruzione nell’hotel. Sul posto è presente un gran numero di agenti delle forze di sicurezza.

Tripoli è caduta nelle mani della coalizione islamista armata Alba libica lo scorso agosto, quando il governo libico riconosciuto a livello internazionale si è ritirato nella città orientale di Tobruk. La città è spesso teatro di attacchi bomba, omicidi e rapimenti. In passato diverse ambasciate, comprese quelle dell’Egitto e degli Emirati arabi uniti, sono state prese di mira dai militanti.

L’attacco all’hotel Corinthia di Tripoli in Libia è stato rivendicato da un gruppo affiliato allo Stato islamico (ex Isil o Isis) nel Paese, noto come ‘Provincia Tripoli’, che ha definito l’attentato la “battaglia di Sheikh Abu Anas al-Libi” spiegando che il motivo è che quell’albergo contiene “missioni diplomatiche e compagnie di sicurezza non musulmane”. Al-Libi era un presunto membro di al-Qaeda catturato dalle forze speciali Usa in Libia, che è morto questo mese in un ospedale statunitense. Il Corinthia, uno degli ultimi hotel funzionanti a Tripoli, un tempo ospitava molte sedi di governo, ambasciate straniere e staff di media e imprese internazionali.

“L’attacco contro l’hotel Corinthia è un altro riprovevole atto di terrorismo che minaccia di minare gli sforzi per ripristinare la pace e la stabilità in Libia”. Così l’Alta rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, in riferimento all’attacco all’albergo di Tripoli, rivendicato da un gruppo legato allo Stato islamico (ex Isil o Isis). Mogherini ha espresso la solidarietà di Bruxelles con le vittime dell’attacco all’hotel, in cui soggiornano diplomatici stranieri e il presidente del governo islamico di Tripoli, Omar al Hasi. L’Ue, ha sottolineato Mogherini, sostiene i colloqui mediati dall’Onu tra le forze rivali in Libia, mirati a trovare una soluzione pacifica alla crisi politica nel Paese nordafricano.

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