Corte Ue a Italia: Figli da madre surrogata vanno riconosciuti

Corte Ue a Italia: Figli da madre surrogata vanno riconosciuti

Strasburgo (Francia), 27 gen. (LaPresse) – La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che l’Italia ha violato il diritto al rispetto della vita familiare, sancito dall’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), sottraendo a una coppia un bambino di nove mesi che non aveva relazione biologica con i due perché nato in Russia con un utero in affitto. La nascita del bimbo era avvenuta in Russia a seguito della stipula di un contratto della coppia con una madre surrogata. Secondo la Corte, che ha sede a Strasburgo, le autorità italiane non hanno dato priorità all’interesse del bambino. Stabilire la rimozione di un bambino dalla famiglia era una “misura estrema” che “poteva essere giustificata solo nel caso di immediato pericolo del bambino”, afferma la Corte, aggiungendo che in questo caso non c’erano invece condizioni che potevano giustificare l’allontanamento del bambino dalla famiglia e il suo affidamento ai servizi sociali.

Il caso in questione riguarda una coppia di Colletorto, marito e moglie, che aveva presentato ricorso contro l’Italia presso la Corte di Strasburgo il 27 aprile del 2012. I ricorrenti, in particolare, contestavano due cose: sia il fatto che il bambino fosse stato sottratto alla famiglia, sia il rifiuto di riconoscere la relazione genitori-figlio già riconosciuta all’estero, registrando in Italia il certificato di nascita. La coppia, dopo avere tentato senza successo la fertilizzazione in vitro, aveva optato per trovare una madre surrogata in Russia e il bimbo era nato nel 2011 a Mosca. In base alla legge russa, i due erano stati registrati come genitori del bambino, senza alcuna indicazione che il figlio fosse nato con utero in affitto.

Una volta tornata in Italia la coppia chiese al Comune di Colletorto di registrare l’atto di nascita del bambino ma il Consolato italiano a Mosca, che aveva dato il via libera per la partenza del bambino per l’Italia, comunicò al tribunale dei minori di Campobasso, al ministero degli Esteri e al Comuner di Colletorto che il certificato di nascita conteneva informazioni false, riferendosi all’identità dei genitori. A seguito anche di un test del Dna che dimostrò che il marito non era il padre biologico del bambino, alla fine del 2011 il bimbo fu tolto alla famiglia e poi a gennaio 2013 affidato ad altri genitori. Infine ad aprile 2013 il bambino ha ricevuto una nuovo certificato di nascita, in cui si indicava che era nato da parenti sconosciuti, e a giugno dello stesso anno il tribunale minorile dichiarò che i due ricorrenti non potevano più andare avanti con la procedura di richiesta di adozione che avevano avviato perché non erano né genitori né parenti del bambino.

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