Washington (Usa), 9 dic. (LaPresse/AP) – La Cia ha torturato i prigionieri con metodi che sono andati ben oltre i limiti legali. Tecniche inutili tra l’altro a salvare vite umane e scongiurare la minaccia terroristica. È la conclusione a cui sono giunti gli investigatori della commissione intelligence del Senato Usa che hanno redatto il rapporto sui metodi utilizzati dall’Agency nelle strutture segrete all’estero, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre.

Le tecniche utilizzate dall’intelligence hanno inflitto dolore e sofferenze ai prigionieri. Come emerge dalle 500 pagine diffuse oggi, che riassumono il ben più ampio rapporto di 6.700 pagine, sui prigionieri detenuti nelle strutture segrete all’estero la Cia utilizzava tecniche brutali, come privarli del sonno, sbatterli violentemente contro i muri, confinarli in piccole celle, tenerli isolati per lunghi periodi e minacciarli di morte. Molto praticato anche il waterboarding, o annegamento simulato.

La conclusione più amara però è che queste “tecniche potenziate di interrogatorio” non hanno prodotto i risultati che contavano. Il documento cita infatti cable, mail e trascrizioni degli interrogatori per confutare le motivazioni alla base degli stessi metodi utilizzati, ossia che questi interrogatori sarebbero serviti a evitare complotti terroristici e a salvare vite americane.

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