Roma, 30 nov. (LaPresse) – Per l’Italia la minaccia dello Stato islamico “a quanto sappiamo sulla base del lavoro della nostra intelligence c’è, anche se ha dimensioni più ridotte per il momento rispetto ad altri Paesi europei”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, durante un’intervista rilasciata all’emittente Sky News Arabia nel corso della sua visita negli Emirati Arabi Uniti. “Si parla di molte decine di combattenti stranieri provenienti dall’Italia” mentre i combattenti dell’Isil provenienti da altri Paesi sono più numerosi, ha spiegato Gentiloni. “Naturalmente nella propaganda di Daesh, oltre al suo sequestro ignobile della religione islamica, c’è anche un pezzo esplicitamente mirato verso Roma, verso la Chiesa cattolica, che per ora non si traduce in minacce concrete, ma che noi dobbiamo tenere in considerazione”, ha aggiunto il titolare della Farnesina. Daesh è l’acronimo arabo con cui si indica lo Stato islamico.

“Noi facciamo parte della coalizione anti Daesh, siamo perfettamente consapevoli della minaccia che Daesh rappresenta, una minaccia a più livelli”, ha detto Gentiloni. Il ministro ha affermato che il gruppo terroristico “cerca di impadronirsi di alcune aree di alcuni Paesi, è una minaccia culturale religiosa perché è come se volesse sequestrare la religione islamica con la sua propaganda, ed è una minaccia anche per i Paesi occidentali perché il fenomeno dei combattenti stranieri arruolati da Daesh è un diretto pericolo per la nostra sicurezza”. “Per tutte queste ragioni”, ha proseguito il ministro degli Esteri, “è importante che la coalizione internazionale vada avanti”.

Gentiloni ha spiegato i vari fronti sui quali l’Italia è impegnata a proposito della lotta contro lo Stato islamico. Da una parte “il sostegno umanitario, e di addestratori militari alle popolazioni del Kurdistan iracheno, devo dire in pieno accordo con il governo di Baghdad che sta finalmente mi sembra svolgendo un ruolo più inclusivo non solo verso i curdi ma anche verso le popolazioni sunnite”. Dall’altra “stiamo svolgendo delle azioni di ricognizione aerea con i quattro tornado della nostra aeronautica militare”, ha proseguito il ministro, dicendo che “in questo momento le azioni di ricognizione aerea sono molto importanti perché si tratta di individuare bene dove è la minaccia in modo che poi gli strikes possano essere più efficaci”.

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