Seul (Corea del Sud), 30 ott. (LaPresse/AP) – Sei soldati sudcoreani sono stati condannati da un tribunale militare a pene detentive da sei mesi a 45 anni con l’accusa di nonnismo, per avere aggredito ad aprile scorso una recluta causandone la morte. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa della Corea del Sud. Secondo la procura, gli imputati umiliarono e picchiarono la vittima per circa un mese, colpendola al petto e costringendola a ingoiare un pezzo di cibo che rimase bloccato nella sua gola. La procura intende presentare ricorso contro la condanna, ritenuta troppo indulgente. Nei confronti di quattro degli imputati era stata infatti formulata l’accusa di omicidio volontario, per la quale il codice penale sudcoreano prevede la pena di morte. Il tribunale ha tuttavia assolto gli uomini da questa accusa, condannandoli invece per omicidio colposo.
I familiari della vittima hanno risposto con rabbia al verdetto; il padre del soldato morto ha cercato di aggredire i giudici, ma è stato fermato dagli agenti. La notizia della morte del soldato era stata rivelata a luglio scorso da attivisti del gruppo Yoon e l’esercito è stato criticato per aver tentato di nascondere il caso all’opinione pubblica. Il nonnismo è un grave problema nell’esercito sudcoreano. A giugno una recluta aveva aperto il fuoco uccidendo cinque commilitoni che l’avevano umiliata e aggredita per un lungo periodo di tempo.
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