di Chiara Battaglia

Torino, 17 ott. (LaPresse) – La soluzione per uscire dalla crisi “non è tagliare sul sociale ma investire per creare più lavoro”. E’ questo il leitmotiv su cui si sono trovati d’accordo i ministri e viceministri europei del Lavoro, nella prima giornata di lavori della conferenza di alto livello del Consiglio d’Europa sulla Carta sociale europea, che si è tenuta oggi a Torino al teatro Regio. Presenti rappresentanti di tutti i 47 Paesi membri, fra ministri, viceministri e sottosegretari. Tra i partecipanti anche il ministro del Lavoro italiano, Giuliano Poletti, che stamattina a margine dell’evento ha incontrato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. I lavori proseguiranno domani, quando è attesa anche la presidente della Camera, Laura Boldrini.

PROTESTE CONTRO IL VERTICE E LACRIMOGENI. La giornata si era aperta con delle tensioni: in coincidenza con il vertice erano stati organizzati due cortei, uno della Fiom e l’altro studentesco, e a piazza Castello gli agenti sono intervenuti caricando i manifestanti e usando lacrimogeni. Il bilancio è di cinque fermi e almeno due agenti feriti dal lancio di oggetti e bombe carta. Imponente il dispositivo di sicurezza attivato per il vertice, con circa 1.500 agenti dispiegati a blindare il centro, che saranno schierati anche domani. Gli agenti sono intervenuti dopo che centinaia di giovani hanno tentato di rimuovere le transenne che delimitano l’area intorno al teatro Regio, sede appunto del vertice. A quel punto gli agenti hanno risposto con i lacrimogeni. La reazione delle forze dell’ordine è stata definita da Landini “eccessiva e fuori luogo”. Il leader della Fiom, che stava tenendo un discorso proprio sul palco di piazza Castello quando sono scoppiati gli scontri, ha detto che “bisogna capire se questo eccesso di reazione è dovuto a una inesperienza di chi era in piazza o se dietro ci sono indicazioni del governo” e “se è così, è bene che le cambi perché non si può trasformare un democratico conflitto in una questione di ordine pubblico”. “Sparare lacrimogeni verso i manifestanti e verso il palco non è il massimo della vita” e “io ho volutamente continuato a parlare perché non permettiamo a nessuno di toglierci la parola”, ha affermato il numero uno dei metalmeccanici della Cgil. Poletti, a chi gli chiedeva delle proteste contro il Jobs Act, ha risposto così: “Credo che ci sia ancora bisogno di dare informazioni fino in fondo su quello che stiamo facendo”.

L’INCONTRO LANDINI-POLETTI A MARGINE DEL SUMMIT. Quanto all’incontro fra Landini e Poletti, il leader della Fiom ha riferito che non ci sono state aperture. “Non ce ne aspettavamo”, ha detto. E ha lanciato un avvertimento: “Se il governo intende andare avanti su questa strada, deve sapere che si sta assumendo la responsabilità di spaccare il Paese e di incentivare il conflitto”. “Il governo ha ribadito le sue posizioni” e “noi abbiamo colto la disponibilità al confronto per dire che le nostre posizioni in questi giorni escono rafforzate dal confronto con le persone” e “abbiamo ribadito la necessità che le modifiche all’articolo 18 siano tolte dal tavolo”, ha proseguito Landini. Il ministro Poletti, dal canto suo, ha fatto sapere di avere confermato “l’impegno del Governo per favorire, in tutti i casi in cui ciò sia possibile, un confronto tra la proprietà e le rappresentanze dei lavoratori, con l’obiettivo di tutelare la continuità delle produzioni e la salvaguardia dei livelli occupazionali”.

LA CARTA SOCIALE EUROPEA E L’USCITA DALLA CRISI. La vice segretaria del Consiglio d’Europa, Gabriella Battaini Dragoni, parlando al termine della prima giornata della conferenza ha sintetizzato le discussioni di oggi. Quello che è emerso è che “pensare di far ripartire l’economia tagliando sul sociale non è una buona scelta”, sia per un motivo economico perché si creano “fasce ampie di povertà”, sia perché “è fondamentale garantire alle persone di mantenere la loro dignità”, ha detto Battaini Dragoni. Due i punti emersi dal confronto di oggi: in primo luogo il fatto che “la Carta sociale europea deve rimanere assolutamente un punto di riferimento fondamentale in Europa per quanto riguarda il modo di concepire le politiche di austerità e per potere uscire dalla crisi in cui siamo”, e in secondo luogo il fatto che la Carta “è stata scritta alcuni decenni fa e ora viviamo in un mondo globalizzato” quindi “bisogna capire in che termini deve essere rivisitata per mantenere l’efficacia che ha sempre avuto”. L’occasione per la quale è stata organizzata la conferenza è l’anniversario della firma della Carta sociale europea, che fu siglata proprio a Torino 53 anni fa, il 18 ottobre del 1961. In pratica, spiega Battaini Dragoni, anche domani “si ragionerà all’interno dell’organizzazione per capire come, attraverso una sinergia appropriata con l’Unione europea, le due associazioni (Consiglio d’Europa e Ue ndr.) possano dare forza e vita alle politiche sociali” perché “è successo che negli ultimi anni tutte le decisioni che venivano prese sul piano fiscale ed economico non calcolavano prima l’impatto del togliere le risorse al sociale”.

IL CONSIGLIO D’EUROPA. La Carta sociale europea è un trattato del Consiglio d’Europa che enuncia libertà e diritti fondamentali della vita quotidiana: lavoro, istruzione, salute, casa, tutela giuridica e sociale, circolazione delle persone e non discriminazione. I Paesi firmatari sono 47, fra cui i 28 Paesi dell’Unione europea e quindi l’Italia. Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale, e non un’istituzione dell’Unione europea, che ha come obiettivo la difesa dei diritti umani, la tutela dell’identità culturale e la risoluzione dei problemi sociali del continente europeo. Il suo segretario generale è Thorbjorn Jagland, norvegese, che ha aperto i lavori di oggi insieme al sindaco di Torino Piero Fassino e al ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

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