Sarajevo (Bosnia-Erzegovina), 12 ott. (LaPresse/AP) – Si tengono oggi in Bosnia le elezioni per il rinnovo degli organismi politici nazionali e regionali. Un test che servirà anche a capire se la popolazione sia maggiormente interessata al tema lavoro e all’integrazione nell’Unione europea o alle aspirazioni nazionaliste che mirano alla secessione. Chiunque risulterà vincitore dovrà affrontare una riforma della Costituzione. L’attuale sistema di governo è frutto di una disposizione costituzionale parte dell’accordo di Dayton che mise fine alla guerra del 1992-95. Esso creò due entità: la Federazione di Bosnia ed Erzegovina e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (Repubblica Srpska).

CHI VIENE ELETTO. Alle urne si recheranno circa 3,3 milioni di elettori che voteranno per scegliere 500 funzionari, compresa la presidenza tripartita (un serbo, un musulmano e un croato) e i parlamentari statali. Gli elettori nella Repubblica Srpska voteranno anche per un presidente e un Parlamento propri. Mentre gli elettori della Federazione sceglieranno i deputati del loro Parlamento regionale e dei parlamenti dei dieci cantoni. Attualmente la Bosnia ha 162 ministri, uno ogni 26mila persone.

LE TEMATICHE PRINCIPALI. Tutti in Bosnia sono d’accordo sul fatto che l’attuale sistema costituzionale vada cambiato. Ma non concordano sul come. I bosniaci serbi vorrebbero uno Stato indipendente, i bosniaci musulmani, la maggioranza nell’altra regione, vorrebbero uno Stato più centralizzato. I bosniaci croati cattolici vorrebbero un proprio mini-Stato all’interno della Bosnia.

I CANDIDATI. Nella Repubblica Srpska, si sfidano l’attuale presidente, Milorad Dodik, e i suoi oppositori del Partito democratico serbo, che governavano durante la guerra. Dodik ha puntato la campagna elettorale sulla promessa dell’indipendenza e del supporto russo. Gli sfidanti accusano l’amministrazione uscente di corruzione. Nella Federazione, la battaglia è tra i socialdemocratici al governo, il Fronte democratico e il Partito dell’azione democratica che guidava i bosniaci durante la guerra e sta cercando di attirare i sostenitori di altre nazionalità. A febbraio una serie di proteste e violenze ha colpito quest’area del Paese. I manifestanti chiedevano principalmente giustizia sociale, una revisione delle privatizzazioni che hanno lasciato migliaia di persone senza lavoro e una vera lotta contro la corruzione.

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