New York (Usa), 11 ott. (LaPresse/AP) – Al via nell’aeroporto internazionale J.F.Kennedy di New York il programma di monitoraggio delle temperature dei passeggeri provenienti dall’Africa occidentale, come parte della prevenzione contro il virus dell’Ebola. Ad essere controllati saranno i viaggiatori provenienti da Liberia, Sierra Leone e Guinea, i Paesi più colpiti dall’epidemia. Gli operatori sanitari pubblici all’aeroporto Kennedy useranno termometri a distanza per rilevare le temperature dei passeggeri. Chi avrà la febbre verrà intervistato, per stabilire se abbia avuto contatti con qualcuno infettato dall’Ebola. In tutti i cinque aeroporti ci sono zone destinate alla quarantena, che potranno essere utilizzate se necessario. I funzionari sanitari si aspettano falsi allarmi dovuti a persone con febbre e altri disturbi.
Dopo lo scalo Kennedy di New York il programma verrà esteso nel fine settimana agli aeroporti di Newark-Liberty, Washington-Dulles, Chicago-O’Hare e Atlanta-Hartsfield-Jackson. Secondo funzionari circa 150 persone viaggiano quotidianamente dai tre Paesi, o attraverso di essi, verso gli Stati Uniti e quasi il 95% atterra come prima tappa in uno dei cinque scali. Non ci sono voli diretti verso gli Usa dai tre Paesi africani, tuttavia i funzionari della sicurezza interna la scorsa settimana hanno reso noto di poter rintracciare il luogo dal quale è cominciato il viaggio dei passeggeri, anche se hanno effettuato diverse fermate.
Compagnie aeree di Marocco, Francia e Belgio stanno ancora operando voli verso e dall’Africa occidentale. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama mercoledì scorso ha spiegato che le nuove misure di controllo vanno a sostegno di protezioni già in vigore. Agenti delle pattuglie cercano già persone che sono palesemente malate, come fanno anche gli equipaggi dei voli, e i passeggeri in partenza dall’Africa occidentale vengono esaminati.
L’Ebola non è contagiosa fino a quando non si manifestano i sintomi, e si diffonde attraverso il contatto diretto con i fluidi corporei dei malati. I controlli supplementari negli aeroporti Usa probabilmente non avrebbero identificato Thomas Eric Duncan, l’uomo morto negli Usa a causa dell’Ebola, quando è arrivato dalla Liberia lo scorso mese, perché non aveva sintomi quando si è messo in viaggio. Duncan, che ha contratto il virus nel Paese africano, è morto mercoledì in ospedale a Dallas.
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