Juba (Sud Sudan), 30 set. (LaPresse) – Il Programma alimentare mondiale dell’Onu (Wfp) e Unicef hanno completato la loro 25° missione congiunta di emergenza per fornire beni e servizi di prima necessità nelle regioni più remote e colpite dal conflitto del Sud Sudan. In una nota i due organismi fanno sapere che con l’assistenza via aerea e tramite elicotteri la missione ha raggiunto oltre 500mila persone, tra cui 100mila bambini sotto i cinque anni. In particolare, la missione si è svolta a Pathai, insediamento dello Stato di Jonglei, dove circa 30mila persone tra bambini e adulti sono stati registrati per ricevere assistenza. “Queste missioni – dichiara Jonathan Veitch, rappresentante Unicef in Sud Sudan – sono indirizzate a persone fuggite per salvarsi la vita. Hanno perso o lasciato tutto alle loro spalle, e il sollievo che qualcuno è finalmente arrivato per aiutarli, e non per ferirli, è palpabile”. Parole a cui fanno eco quelle di Joyce Luma, direttrice del Wfp in Sud Sudan: “Il nostro personale presente in tutto il Sud Sudan, spesso in condizioni difficili e insicure, sta mostrando una grande determinazione nell’aiutare il popolo del Sud Sudan fornendo assistenza alimentare di base e nutrizionale”.

Se sul posto il Wfp fornisce assistenza alimentare e integratori alimentari, l’Unicef si occupa dell’alimentazione e del supporto di base, tra cui vaccini per i bambini contro polio e morbillo, materiali didattici, acqua, servizi igienico-sanitari e forniture per l’igiene. Entrambe le agenzie compiono uno screening nutrizionale e forniscono cure insieme a informazioni e messaggi sulla nutrizione. I bambini che sono separati dalle loro famiglie, o non accompagnati, sono registrati per poter iniziare il processo di riunificazione con le famiglie di provenienza. Le squadre di intervento rapido delle organizzazioni sono composte da esperti in alimentazione, nutrizione, protezione dei bambini, salute, acqua, servizi igienico-sanitari, igiene (Wash) e istruzione. Esse agiscono in particolari nei tre Stati colpiti dal conflitto, Jonglei, Upper Nile e Unity. Le squadre si spostano di zona in zona, rimanendo in ogni area da otto a 11 giorni, portando con sé i rifornimenti necessari, compreso il cibo, acqua e tende. Sulla base della valutazione dei bisogni della popolazione locale (ogni missione valuta le condizioni di un massimo di 50mila persone), le squadre richiedono via radio le forniture da consegnare per via aerea.

Degli oltre 1,8 milioni di sud sudanesi fuggiti dalle proprie case a causa del conflitto, più di 1,4 milioni sono sfollati all’interno del Paese. La maggior parte sono accampati in aree remote e difficili da raggiungere, oltre la metà sono bambini. Fin ad ora, attraverso le missioni congiunte di verifica rapida, Unicef, Wfp e i loro partner hanno raggiunto assistenza alimentare a più di 500mila persone, hanno sottoposto a screening per la malnutrizione quasi 64mila bambini sotto i 5 anni, hanno curato oltre 2.600 bambini colpiti da malnutrizione acuta, hanno vaccinato oltre 100mila bambini contro il morbillo e 83mila contro la polio, hanno fornito accesso sicuro all’acqua a 62mila persone e kit per l’igiene a 23mila abitanti locali. Inoltre, oltre un terzo degli oltre seimila bambini in Sud Sudan, identificati come non accompagnati e separati dalle famiglie sono assistiti dalle missioni di verifica rapida e registrati per il ricongiungimento familiare.

Oltre alle 25 missioni congiunte, il Wfp ha anche condotto in contemporanea 20 missioni di risposta rapida per portare assistenza alimentare in zone difficili da raggiungere attraverso ponti aerei, lanci, trasporto fluviale con barche e chiatte. Il programma dell’Onu ha inoltre condotto oltre duemila voli per effettuare le consegne di cibo da marzo ad oggi. Con la stagione secca in arrivo e un possibile intensificarsi del conflitto, si legge ancora nel comunicato, Unicef e Wfp si stanno preparando a effettuare diverse missioni, per raggiungere le comunità più bisognose e continuare a fornire assistenza nelle zone che sono già state raggiunte.

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