Beirut (Libano), 25 set. (LaPresse/AP) – È di almeno 19 persone uccise il bilancio degli ultimi raid condotti dagli Usa contro le postazioni dello Stato islamico (ex Isil) in Siria. Lo rende noto l’Osservatorio siriano per i diritti umani, anche se altri gruppi di attivisti locali forniscono bilanci più alti. In particolare gli ultimi attacchi hanno colpito quattro installazioni petrolifere e tre campi di estrazione vicino alla città di Mayadeen, nella provincia orientale di Deir el-Zour. Qui avrebbero perso la vita 14 militanti. Colpite anche le raffinerie nella provincia di Hassakeh, dove hanno perso la vita altre cinque persone, tra cui donne e bambini. Gli aerei, ha scritto un attivista, sono arrivati “con un suono terribile e luci rossi prima delle esplosioni”.

L’Isil ha preso il controllo dei maggiori pozzi petroliferi della Siria nel corso di quest’anno e si crede che stia finanziando in parte le proprie operazioni trafficando petrolio e vendendolo sul mercato nero. Nel corso dei raid sono stati colpiti anche posti di blocco, edifici, campi di addestramento e veicoli dell’Isil nel territorio lungo il fiume Eufrate, nel nord e nell’est della Siria, con attacchi anche vicino ai confini con Turchia e Iraq. Prese di mira anche le basi militari siriane occupate dai militanti, comprese quella della Brigata 93 e la base di Tabqa. Infine, da quanto riferiscono gli attivisti, colpito un edificio usato come tribunale islamico e un centro culturale nella città di Mayadeen.

L’Isil controlla 11 campi petroliferi tra Iraq e Siria e ogni giorno guadagna oltre 3 milioni di dollari dal contrabbando di greggio, dei furti e dalle estorsioni.

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