Washington (Usa), 23 set. (LaPresse/AP) – “Faremo tutto ciò che è necessario per combattere l’Isil, per mettere in chiaro che il terrorismo e l’estremismo non hanno spazio nella costruzione di una società civilizzata”. Lo ha detto da New York il segretario di Stato Usa John Kerry, a proposito degli attacchi aerei di oggi in Siria contro lo Stato islamico (ex Isil) e contro il gruppo Khorasan, composto da veterani di al-Qaeda, a cui hanno partecipato gli Usa e cinque Paesi arabi. In tutto, ha aggiunto, sono oltre 50 i Paesi che sono entrati a far parte della coalizione che mira a distruggere l’Isil. A questi si dovrebbe aggiungere anche la Turchia, ha affermato Kerry, dichiarando che Ankara “sarà molto coinvolta nella prima linea in queste operazioni”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a New York anche lui per gli incontri delle Nazioni unite, ha affermato di avere preso in considerazione la possibilità di sostenere le operazioni della Nato contro lo Stato islamico con un coinvolgimento militare. Gli attacchi di oggi, affermano gli attivisti siriani, hanno ucciso numerosi combattenti dell’Isil, ma il numero esatto non è chiaro; altri gruppi riportano che ci sono almeno anche 10 civili fra le vittime. Anche le forze armate Usa stanno ancora cercando di valutare l’impatto degli attacchi aerei, ma fonti al loro interno sottolineano che questi raid sono solo l’inizio. Il tenente generale William Mayville, direttore delle operazioni per gli stati maggiori riuniti, ha dichiarato infatti che ci sarà “una campagna credibile, sostenibile e persistente per indebolire e infine distruggere lo Stato islamico”. Il generale dell’esercito Martin Dempsey, capo degli stati maggiori riuniti, ha definito senza precedenti la coalizione e ha dichiarato che la collaborazione ha gettato le basi per una più ampia campagna internazionale contro gli estremisti. “Volevamo assicurarci che l’Isil sapesse di non avere riparo e sicuramente lo abbiamo fatto”, ha dichiarato Dempsey alla stampa. La campagna aerea promossa da Obama gode di un ampio consenso al Congresso: lo speaker della Camera, il repubblicano John Boehner, ha infatti dichiarato che i raid sono “solo un passo in quello che deve essere un più ampio sforzo per distruggere e sconfiggere” lo Stato islamico. Più cauto, ma comunque favorevole agli attacchi, il leader della maggioranza in Senato, il democratico Harry Reid: ricordando che i cittadini statunitensi sono diffidenti all’idea di una guerra dopo due conflitti prolungati nella regione, ha dichiarato che la partecipazione di Paesi arabi nella coalizione e la promessa di Obama di non usare truppe di terra “sono la chiara prova che il presidente Obama non ripeterà gli errori del passato”.
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