Nashville (Tennessee, Usa), 17 mar. (LaPresse/AP) – Se non è fermentato nel Tennessee da una miscela composta almeno al 51% di mais, invecchiato in botti nuove di rovere bruciate all’interno, filtrato attraverso carboni d’acero e imbottigliato al 40% di volume di alcol, allora non è whiskey del Tennessee. È quanto afferma una legge del Tennessee di circa un anno fa per la produzione del liquore tipico dello Stato, il cui testo ricorda molto da vicino il processo di realizzazione della famosa marca Jack Daniel’s. Ora però lo Stato sta valutando di apportare delle modifiche a quei requisiti, ritenuti troppo difficili da soddisfare per le distillerie artigianali che vendono i loro prodotti etichettandoli come Tennessee whiskey, soprattutto per quanto riguarda la necessità di usare botti nuove. La compagnia che produce il Jack Daniel’s, la Brown-Forman, sospetta tuttavia che dietro alla spinta per modificare la legge ci sia la concorrenza della britannica Diageo, che produce il George Dickel. “Qui si tratta di indebolire un titolo su un’etichetta per cui abbiamo lavorato molto duramente”, ha detto Jeff Arnett, maestro distillatore alla distilleria Jack Daniel’s di Lynchburg, in Tennessee. “Non penso che lo Stato dovrebbe avere timori nel tutelare il Tennessee whiskey rispetto al bourbon, allo scotch o ad altri prodotti che ci fanno concorrenza”, ha aggiunto. La risposta di Diageo è arrivata da Guy L. Smith, vice presidente esecutivo: “Non si tratta della Diageo, perché tutti i liquori che produciamo sono realizzati in botti nuove. Si tratta della Brown-Forman, che sta cercando di bloccare la concorrenza e lo spirito imprenditoriale dei piccoli distillatori”.

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