Kiev (Ucraina), 23 feb. (LaPresse/AP) – Un giorno dopo la fuga di Viktor Yanukovych da Kiev e la scarcerazione di Yulia Tymoshenko, in Ucraina si guarda al futuro politico del Paese. Il Parlamento ha nominato presidente ad interim Oleksandr Turchinov, presidente della Rada e alleato di Tymoshenko, il quale ha chiesto alla Russia di rispettare la scelta pro Ue di Kiev. Immediata la reazione di Mosca, che ha richiamato il suo ambasciatore per consultazioni.

In queste ore è sotto osservazione in particolare la posizione della Russia e a preoccupare sempre di più è il rischio di una separazione del territorio dell’Ucraina fra l’est filorusso e l’ovest filoeuropeo. Mosca, finora solido alleato di Yanukovych, non si è espressa dopo gli ultimi sviluppi e gli Stati Uniti hanno fatto sapere che un intervento militare russo sarebbe ‘un grave errore’. Intanto oggi in Crimea si sono tenute manifestazioni per chiedere la secessione e, non a caso, dai leader di Germania, Francia, Russia e Stati Uniti, arriva il monito unanime a preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina. Intanto, dopo le voci circolate in mattinata sul nome di Tymoshenko come possibile premier, nel pomeriggio ci ha pensato lei stessa a chiedere di non considerarla per questo incarico: è più probabile che la leader della Rivoluzione arancione voglia tenersi libera in vista di una candidatura alle presidenziali del 25 maggio, anche se sulla sua figura l’opinione pubblica non è unanime.

TYMOSHENKO DIVIDE. È possibile che la prudenza della portavoce derivi dal fatto che sulla figura di Tymoshenko non c’è accordo. Oggi per le strade sono apparsi alcuni poster che la paragonano al presidente Viktor Yanukovych, rimosso ieri dal Parlamento. ‘Le persone non sono morte per questo’, si legge sui cartelli. I sostenitori sottolineano la sua tenacia come eroina della Rivoluzione arancione del 2004. Allora guidò proteste massicce che costrinsero a ripetere le elezioni presidenziali, sulle quali pesavano accuse di brogli: la maggior parte dei voti venivano attribuiti a Yanukovych, ma dopo che il voto fu ripetuto salì al potere come presidente Viktor Yushchenko, appoggiato dai Paesi occidentali. Viktor Yanukovych vinse invece le successive elezioni presidenziali nel 2010, battendo di misura proprio Tymoshenko, che fu arrestata, mandata a processo e condannata per abuso d’ufficio. La sua condanna fu vista da molti come motivata politicamente e la liberazione è giunta appunto oggi dopo due anni, a seguito del voto del Parlamento.

Diversa la posizione dei detrattori di Tymoshenko, che sottolineano la sua gestione della compagnia Unified Energy Systems, il principale importatore di gas naturale russo dal quale l’Ucraina dipende; soprannominata ‘la principessa del gas’, Tymoshenko è stata accusata di avere dato bustarelle all’allora premier Pavlo Lazarenko, detenuto negli Stati Uniti per frode. Successivamente, da vice premier, Tymoshenko spinse per le riforme nel settore energetico, che secondo alcuni portarono denaro nelle tasche sue e dei suoi alleati.

RUSSIA RICHIAMA IL SUO AMBASCIATORE. Osservata speciale è in queste ore la Russia. La sua posizione, infatti, sarà importante per il futuro dell’Ucraina, dal momento che Mosca fornisce a Kiev finanziamenti economici e ha appoggiato in passato Yanukovych. La Russia gode di ampio sostegno nell’est dell’Ucraina, russofono, mentre l’ovest del Paese è più proteso verso l’Unione europea. In questi ultimi giorni di inasprirsi della crisi in Ucraina il Cremlino è rimasto tuttavia in silenzio, non dicendo chiaramente se continua a sostenere Yanukovych o meno. Putin, impegnato nella chiusura delle Olimpiadi invernali di Sochi, non ha parlato degli ultimi eventi a Kiev. Lo stesso Putin aveva sviluppato un rapporto di lavoro produttivo con Yulia Tymoshenko quando lei era premier. Nel 2009 i due avevano raggiunto un accordo sulle forniture di gas russo all’Ucraina per porre fine a una disputa che aveva tagliato le riserve all’Europa per oltre due settimane in pieno inverno. La Russia ha inoltre una grande base navale in Crimea.

IN CRIMEA PROTESTE PER SECESSIONE. Ed è dalla Crimea che sembrano provenire più forti le minacce di una separazione interna al territorio dell’Ucraina. Nella penisola sul mar Nero, infatti, i politici filorussi hanno organizzato oggi manifestazioni per chiedere l’autonomia da Kiev. Tafferugli sono scoppiati nella città di Kerc durante un corteo pro Russia. I manifestanti hanno marciato in direzione del municipio cantando ‘Russia, Russia’ e chiedendo la secessione della Crimea. Arrivati al Comune hanno tirato giù la bandiera dell’Ucraina provando a sostituirla con quella della Russia; a questo punto sono scoppiati scontri con il sindaco e gli agenti di polizia, che hanno provato, invano, a impedirlo.

DA MERKEL, HOLLANDE E USA APPELLO ALL’INTEGRITA’. E quanto sia preoccupante il timore di una separazione riecheggia in modo chiaro dalle telefonate intercorse in queste ore fra diversi leader internazionali. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato al telefono con il presidente russo Vladimir Putin e i due si sono detti d’accordo sul fatto che ‘l’Ucraina debba ottenere rapidamente un governo capace di agire e che la sua integrità territoriale debba essere salvaguardata’. La stessa posizione è emersa dal colloquio telefonico fra Merkel e il presidente francese François Hollande: i due concordano sul fatto che ‘bisogna creare rapidamente un governo che abbracci tutte le correnti politiche e va preservata l’integrità territoriale del Paese’, si legge in una nota diffusa da Berlino. E poi ancora dagli Stati Uniti Susan Rice, consigliera per la sicurezza nazionale di Barack Obama, ha affermato che non è nell’interesse della Russia, né di Kiev permettere una divisione dell’Ucraina e un nuovo aumento delle violenze, aggiungendo che sarebbe ‘un grave errore’ per la Russia intervenire militarmente in Ucraina.

ASHTON DOMANI A KIEV. In questa atmosfera è attesa per domani a Kiev la visita dell’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton. Il capo della diplomazia dell’Ue incontrerà le parti coinvolte nella crisi e discuterà del sostegno dell’Ue per una “soluzione duratura alla crisi politica e alle misure per stabilizzare la situazione economica”.

LA CRISI DA NOVEMBRE A OGGI. Le proteste in Ucraina sono cominciate dopo che lo scorso 21 novembre Yanukovych ha annunciato la sospensione dei preparativi per firmare l’accordo di associazione con l’Ue, preferendo privilegiare i rapporti con la Russia. Da allora migliaia di manifestanti sono scesi in piazza: prima per chiedere al governo di fare marcia indietro sulla decisione; poi, visto che la leadership è rimasta ferma nella propria posizione, per chiedere le dimissioni del governo. La marcia indietro di Yanukovych sarebbe potuta arrivare nel corso del summit europeo di Vilnius sulla partnership orientale, che si è tenuto il 28 e 29 novembre e al quale lo stesso Yanukovych ha partecipato, ma in realtà non c’è stata.

I RAPPORTI CON LA RUSSIA. Mosca ha lavorato in modo aggressivo per far saltare l’accordo fra Ucraina e Ue e portare Kiev nella sua orbita, imponendo restrizioni commerciali e minacciando di adottarne altre in futuro. Dopo che Yanukovich ha accantonato l’accordo con l’Ue, la Russia ha promesso a Kiev prestiti complessivi per 15 miliardi di dollari. Finora dalle casse di Mosca sono usciti soltanto 3 miliardi di dollari e martedì il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, aveva annunciato che la Russia era pronta a versare 2 miliardi di dollari nelle casse dell’Ucraina. A seguito dell’esplodere delle violenze, tuttavia, l’erogazione è stata momentaneamente sospesa.

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