Gerusalemme, 5 gen. (LaPresse/AP) – Gli Stati Uniti sosterranno l’Iraq nel combattere i militanti legati ad al-Qaeda che hanno preso il controllo di città occidentali del Paese, ma non invieranno truppe in quella che è “la loro battaglia”. Lo ha dichiarato il segretario di Stato Usa, John Kerry, prima di lasciare Gerusalemme per recarsi in Giordania e Arabia Saudita. Incontrerà il re giordano, Abdullah II, e quello saudita, Abdullah, e con tutta probabilità discuterà con loro anche della guerra civile in corso in Siria, della preoccupante situazione dell’Iraq e del programma nucleare iraniano. Kerry lascia Gerusalemme dopo tre giorni di lunghi incontri con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, e con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Ieri ha dichiarato che sono stati fatti progressi nei colloqui mirati a mettere pace in Medioriente, sebbene ostacoli significativi debbano ancora essere superati.
Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) ha preso il controllo di Fallujah e Ramadi, capoluogo della provincia di Anbar e città che fu roccaforte degli insorti sunniti durante la guerra condotta dagli Usa. I militanti hanno ripreso entrambe le città durante la scorsa settimana, respingendo gli interventi delle forze governative. L’Isil è anche una delle più forti fazioni ribelli coinvolte nella guerra in Siria, dove nei territori che controlla ha imposto una rigida versione della legge islamica, sequestrando e uccidendo chi critichi le sue regole.
Ieri ha rivendicato il controllo dell’attentato suicida a Beirut, in Libano, in un quartiere roccaforte del gruppo sciita Hezbollah. Kerry si è detto “molto, molto preoccupato”, definendo l’Isil “il più pericoloso attore nella regione”. Ha spiegato: “Resteremo a fianco del governo dell’Iraq e degli altri che respingeranno questi sforzi di destabilizzazione. Faremo tutto quanto possibile, non entrerò nei dettagli”. Tuttavia, ha precisato: “Non stiamo valutando di mettere piede sul terreno. Questa è la loro battaglia”.
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