Bangkok (Thailandia), 7 dic. (LaPresse/AP) – Il primo ministro della Thailandia, Yingluck Shinawatra, ha detto che non vede alcuna rapida soluzione all’impasse politica nella quale si trova il Paese ma che il suo governo vuole negoziare con gli oppositori per porre fine alla crisi. “La nostra porta è sempre aperta”, ha affermato nel corso di un’intervista rilasciata a un piccolo gruppo di giornalisti stranieri. Le proteste contro l’attuale governo sono cominciate alla fine di ottobre, dopo che il partito al potere ha provato ad approvare una legge controversa sull’amnistia, mirata secondo i critici ad assolvere l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, fratello dell’attuale capo dell’esecutivo, e a permetterne il rientro in patria dall’esilio autoimposto. Il Senato aveva respinto la proposta di legge nel tentativo di porre fine alle manifestazioni, ma i cortei hanno preso vigore e la tensione è salita domenica 24 novembre, quando oltre 100mila persone hanno marciato contro il governo nel centro della capitale Bangkok.
Dalle proteste contro la legge sull’amnistia si è passati dunque a proteste per sradicare la rete di Shinawatra dalla politica thailandese. Da quel giorno migliaia di persone sono scese in piazza ed è cominciato l’assedio di diversi ministeri, fino all’irruzione pacifica nel quartier generale dell’esercito, il 29 novembre. Sabato scorso, 30 novembre, sono esplose delle violenze in piazza, in cui sono morte cinque persone e almeno 289 sono rimaste ferite. La situazione si è però calmata martedì 3 novembre, cioè due giorni prima del compleanno del re Bhumibol Adulyadej, che ha compiuto 86 anni giovedì. Il compleanno del re è ritenuto un giorno sacro e per questo i dimostranti hanno scelto di fermare i cortei. Il leader delle proteste, Suthep Thaugsuban, ha invitato però i sostenitori a tornare in piazza in massa lunedì, dicendo che sarà la resa dei conti finale. Il governo di Thaksin Shinawatra fu estromesso nel 2006 in un colpo di Stato militare.
Il leader delle proteste Suthep ha spiegato che l’obiettivo è la creazione di un ‘Consiglio del popolo’, non elettivo, che sostituirebbe l’amministrazione di Yingluck Shinawatra, eletta con voto democraticamente due anni fa in elezioni che vennero dichiarate dagli osservatori internazionali libere e giuste. La replica della premier è stata: “Noi non opponiamo alcuna resistenza alle dimissioni o allo scioglimento del Parlamento”, sottolineando però che queste cose potrebbero accadere solo se tutte le parti fossero d’accordo e venissero indette nuove elezioni. Per Suthep, tuttavia, le dimissioni non sarebbero sufficienti a porre fine alla crisi e lui respinge anche l’ipotesi d nuove elezioni perché sa che l’opposizione verrebbe probabilmente sconfitta.
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