Ginevra (Svizzera), 10 nov. (LaPresse/AP) – Si sono conclusi senza un accordo i colloqui di Ginevra sul nucleare iraniano, dopo che sia il gruppo delle potenze del 5+1 sia Teheran avevano sperato di riuscire a siglarlo. Principale ostacolo, l’opposizione di Parigi a sollevare alcune sanzioni economiche in cambio di rinunce sull’arricchimento dell’uranio da parte di Teheran. L’Occidente teme che il reale obiettivo dell’Iran siano le armi atomiche, quindi vuole controllo e garanzie sul suo programma nucleare. Per la Francia, Teheran nelli’ipotesi di accordo iniziale concedeva poco in cambio dell’alleggerimento delle sanzioni. Intanto, mentre tutte le parti coinvolte hanno parlato di progressi concreti nonostante le divergenze da superare, un nuovo round di colloqui è stato fissato per il 20 novembre. Questa volta, però, per il 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania) non parteciperanno i ministri degli Esteri, ma alti funzionari. Con loro l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, e il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif.
FABIUS: RESTANO QUESTIONI DA AFFRONTARE. Principale ostacolo all’accordo iniziale il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, scettico sulle concessioni da Teheran in cambio della riduzione delle pesanti sanzioni economiche. I colloqui non hanno portato a un accordo, perché sono stati fatti progressi ma permangono “questioni da affrontare”, ha detto Fabius. Alcuni diplomatici hanno detto che la rigidità mostrata all’ultimo da Parigi è arrivata di sorpresa e ha minato le chance di un accordo. Il reattore di Arak, che l’Iran sta realizzando a sudest di Teheran e potrebbe produrre sufficiente plutonio per le armi nucleari, dovrebbe essere operativo entro il prossimo anno. Fabius ha dichiarato di volere il congelamento della costruzione durante i negoziati. Ha anche parlato di disaccordo sugli sforzi per limitare l’arricchimento dell’uranio di Teheran a livelli che rendano più difficile l’ulteriore arricchimento per creare armi nucleari.
KERRY: PROGRESSI MA DIPLOMAZIA NON INFINITA. “Ora siamo più vicini rispetto a prima” a un accordo sul nucleare iraniano, che speriamo possa essere raggiunto “nel corso delle prossime settimane”, ma la finestra della diplomazia non potrà restare aperta a tempo indefinito”, ha dichiarato il segretario di Stato Usa, John Kerry. Ha parlato di “significativi progressi”, nonostante su “certe questioni sia necessario lavorare ancora”, ha aggiunto, parlando ai giornalisti dopo che i colloqui conclusi nelle prime ore della notte. Kerry ha anche ringraziato Parigi: “Siamo grati alla Francia per il lavoro fatto insieme”, ha detto. “Molti progressi concreti sono stati fatti” nei colloqui sul nucleare, ma ci sono ancora “alcune differenze”, ha ribadito Ashton, dopo la fine dei colloqui. Anche Ashton ha elogiato Fabius, dicendo che è arrivato a Ginevra “determinato a tentare e contribuire a sostenere questo processo”.
ROHANI: ARRICCHIMENTO URANIO E’ LINEA ROSSA. L’arricchimento dell’uranio è “una linea rossa” che non può essere superata, perché riguarda un diritto cui l’Iran non rinuncerà. Lo ha dichiarato il presidente iraniano, Hasan Rohani, in un discorso al Parlamento di Teheran, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa semi ufficiale Isna. La sua affermazione ricalca quanto già detto in passato, ma rappresenta una rassicurazione ai critici del Paese, sul fatto che Teheran non farà concessioni nei negoziati con il gruppo 5+1. “I diritti nucleari nella cornice internazionale, incluso l’arricchimento dell’uranio, sul proprio suolo” non sono negoziabili, ha detto Rohani. L’Iran afferma di non poter essere costretto a rinunciare all’arricchimento, perché ha firmato il trattato sulla proliferazione della tecnologia nucleare. Ha continuato: “Abbiamo detto all’altra parte che minacce, sanzioni, umiliazione e discriminazione non porteranno a una risposta”.
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