Dacca (Bangladesh), 5 nov. (LaPresse/AP) – Una Corte del Bangladesh ha condannato a morte 152 persone per l’ammutinamento del 2009 in cui furono uccise 74 persone. In questo maxi processo gli imputati erano 846 e, oltre alle 152 condanne a morte, il tribunale ha già emesso 158 condanne all’ergastolo e 207 sentenze che prevedono fino a 10 anni di prigione. Sono inoltre state assolte 271 persone, e l’annuncio delle sentenze deve ancora terminare. Diversi gruppi per la tutela dei diritti umani hanno sollevato dubbi sull’equità di un processo con così tante persone alla sbarra.

Ad ammutinarsi il 25 e 26 febbraio del 2009 furono le guardie di frontiera della forza paramilitare Bangladesh Rifles, nota oggi come Border Guards Bangladesh, che avviarono una rivolta contro i loro ufficiali su alcune questioni tra cui le paghe. Delle 74 vittime, 57 erano comandanti militari. I fatti avvennero due mesi dopo l’insediamento della premier Sheikh Hasina, la quale per placare la rivolta offrì l’amnistia generale, poi però ritirata a seguito del ritrovamento di decine di corpi in fosse comuni e fognature.

Il Bangladesh è stato teatro di 21 tentativi di colpi di Stato militare, di cui solo due riusciti, e l’offerta di amnistia portò tensioni nei rapporti dell’esercito con Hasina, ma la premier promise infine di portare a processo i responsabili. Il dipartimento per le indagini criminali del Bangladesh aveva presentato accuse contro 850 persone per gravi crimini, compresi omicidio e incendio doloso, ma sul banco degli imputati ce ne sono stati 846 perché quattro sono morti. Inoltre 20 sono stati processati in contumacia.

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