Buenos Aires (Argentina), 29 ott. (LaPresse/AP) – La Corte suprema argentina ha dichiarato costituzionale la legge sui media, anche nei punti contestati dall’editore del quotidiano Clarin, oppositore del governo di Cristina Fernandez. Come riferisce il sito di Pagina 12, contestati erano l’articolo 45, nel punto in cui si riferiva ai limiti alla concentrazione delle licenzia di televisioni, e l’articolo 48, secondo cui nel possesso di una licenza che eccede i limiti di legge non esiste un “diritto acquisito”.
Una vittoria dunque per la ‘presidenta’ e una dura sconfitta per il Grupo Clarin, una delle maggiori compagnie di media dell’America latina, che ha interessi nei quotidiani, nelle riviste, nelle reti televisive nazionali e nelle emittenti radio. In base alla decisione, una volta che la legge sarà messa in atto, il gruppo sarà costretto a vendere le sue licenze televisive via cavo. La legge, emanata nel 2009, limita fortemente la proprietà incrociata delle compagnie di media e impone che nessun network televisivo possa avere come pubblico oltre il 35% dei telespettatori della nazione.
“Visto che le idee e l’informazione rappresentano beni distribuiti attraverso i media – ha detto la Corte – se c’è concentrazione, solo alcune idee o alcune informazioni raggiungeranno il pubblico, minando seriamente il dibattito pubblico e il pluralismo delle opinioni. Tutto questo chiede la protezione attiva dello Stato”. Con quattro voti favorevoli a tre, la Corte ha quindi approvato la legge nella sua interezza, compresi i quattro articoli che miravano a eliminare le esistenti concentrazioni di potere. Due altri giudici hanno approvato il provvedimento in generale, dicendosi però contrari ad alcuni di questi articoli. Solo uno ha dichiarato la legge interamente non conforme alla Costituzione.
Il Clarin sostiene che la legge sia ingiusta, perché non applica limiti ai competitor che forniscono notizie, accesso internet e altri servizi media attraverso reti telefoniche o via satellite. I sostenitori del governo hanno invece festeggiato, definendo la decisione una vittoria per le diversità e la libertà di espressione nel panorama mediatico troppo spesso dominato da interessi privati. Nella sentenza di 392 pagine, la Corte chiede inoltre al governo di agire in modo equo verso tutte le compagnie del settore e scrive che molte questioni non saranno risolte fino a quando la legge non entrerà in vigore.
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