Bogotà (Colombia), 24 ott. (LaPresse/AP) – La Corte costituzionale della Colombia ha annullato un emendamento della Carta e il conseguente statuto che avrebbe esteso la competenza della giustizia militare ponendo sotto la sua giurisdizione tutti i tipi di violazione della legge umanitaria internazionale, tranne sette, compiuti da personale delle forze armate. Il rischio, che era stato evidenziato dai gruppi per la tutela dei diritti umani tra cui Human Rights Watch, era di provocare un’ampia impunità per chi compie crimini di guerra. Attualmente i casi di violazione dei diritti umani in Colombia vengono portati a processo in sede civile.
La decisione, contro la quale non si può presentare ricorso, è stata presa con cinque voti contro quattro. Secondo quanto ha letto il magistrato Jorge Ivan Palacio, il tribunale ha individuato dei “difetti procedurali” nell’iter della proposta in Congresso, accettando le obiezioni avanzate dai deputati dell’opposizione e da un alto avvocato per la tutela dei diritti umani. Il testo della decisione non è stato pubblicato.
Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, si pensa che avesse spinto per questa modifica della Costituzione per ottenere l’appoggio dei leader militari per i colloqui di pace con le Farc, cominciati a Cuba l’anno scorso. Santos ha più volte insistito sul fatto che il provvedimento non avrebbe portato all’impunità per i crimini di guerra, ma questi argomenti non hanno convinto neanche il Congresso degli Stati Uniti, che in segno di disapprovazione ha bloccato almeno 10 milioni di dollari di aiuti militari. Il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzon, ha definito la sentenza della Corte costituzionale “un colpo alla morale dell’esercito che senza dubbio avrà dei risvolti sulla sicurezza dei colombiani” e ha aggiunto che il governo prenderà in considerazione l’ipotesi di presentare una riforma rivista del sistema giudiziario militare. In merito non ha però fornito dettagli.
Nei tribunali civili della Colombia continuano ad essere affrontati i casi di centinaia di presunte esecuzioni extragiudiziali compiute dai soldati fra il 2002 e il 2008 e i gruppi per la tutela dei diritti umani avanzano il timore che la riforma renderebbe più difficile perseguire i responsabili, in particolare gli alti ufficiali. Alcuni ispettori Onu hanno appurato che, nell’ambito del cosiddetto scandalo dei falsi positivi, civili innocenti furono uccisi senza alcuna ragione apparente se non quella di far salire il bilancio dei morti fra i guerriglieri ribelli.
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