Vienna (Austria), 14 ott. (LaPresse/AP) – Si tengono domani e mercoledì a Ginevra i nuovi colloqui tra l’Iran e il gruppo 5+1 sul programma nucleare di Teheran. Un incontro che arriva in un’atmosfera positiva, dopo l’elezione a giugno del nuovo presidente Hasan Rohani. Un capo di Stato che ha dimostrato fin dal primo giorno aperture e tono conciliante e che a settembre si è sentito telefonicamente anche con Barack Obama, nella prima conversazione tra leader di Usa e Iran in oltre tre decenni. Dal canto suo il governo iraniano continua a insistere di non voler dotarsi di armi nucleari.
ALLA RICERCA DI UN ACCORDO. Anche dopo quel confronto, diversi funzionari iraniani, da Rohani in giù, hanno confermato con il Paese è pronto ad andare incontro ad alcune richieste internazionali per ridurre le sue attività nucleari. Se così fosse realmente, i colloqui che vedranno impegnati i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu più la Germania, potrebbero essere la prima rampa di lancio per un accordo rimasto sempre vago fin dall’inizio del programma nucleare di Teheran, nel 2003. Un’intesa in questo senso potrebbe anche ridurre la minaccia di guerra tra Iran da una parte e Israele e Usa dall’altra. Tel Aviv e Washington in più occasioni hanno sottolineato che non accetteranno mai un Iran dotato di armi nucleari.
I COLLOQUI DI GINEVRA. Dalla prospettiva delle sei potenze mondiali che parteciperanno ai colloqui, la soluzione ideale sarebbe un ridimensionamento di alcuni aspetti del programma nucleare da parte di Teheran. Un’ipotesi che potrebbe portare anche alla eliminazione parziale delle sanzioni economiche che stanno paralizzando l’economia del Paese. Ma un accordo definitivo resta comunque lontano. Gary Samore, membro della squadra di negoziatori sul nucleare degli Usa, sostiene che i colloqui di Ginevra offrano “la migliore opportunità del decennio”. Al tempo stesso, però, fa sapere di aspettarsi passi “molto lenti”. A guidare il team iraniano sarà il ministro degli Esteri Javad Zarif, diplomatico che si è formato negli Usa, il quale ha fatto sapere che il Paese è pronto a permettere un’analisi internazionale più invadente del programma nucleare. Intanto, altri funzionari iraniani, sostengono che ci sia spazio per discutere dei timori internazionali sull’arricchimento dell’uranio al 20%. Da quanto riferisce l’agenzia atomica dell’Onu, attualmente l’Iran possiede quasi 200 chilogrammi di uranio al 20% in una forma che può velocemente essere potenziata per uso nucleare. Il Paese dunque sarebbe vicino, anche se ancora non abbastanza, per dare vita a un’arma atomica.
COSA CHIEDE IL 5+1. Anche se l’Iran accettasse di bloccare la sua produzione di uranio al 20%, consegnasse le sue riserve a questo livello e permettesse una maggiore supervisione da parte degli ispettori nucleari, il gruppo 5+1 vuole di più. Un ex funzionario di alto livello dell’Onu che ha agito da intermediario tra Usa e Iran, rimasto anonimo, sostiene che le sei potenze cercheranno di ottenere restrizioni più dure sul programma di arricchimento di Teheran. In particolare, sostiene che i Paesi vogliano tagli significativi in oltre 10mila centrifughe che attualmente lavorano l’uranio. Inoltre, chiedono che l’Iran consegni non solo le piccole quantità di uranio al 20%, ma anche le tonnellate di quello arricchito a livello inferiore che ha già prodotto. Inoltre vogliono mettere un tetto alla quantità di uranio arricchito di cui l’Iran può essere in possesso.
OBIETTIVI DI TEHERAN. Teheran sostiene di aver bisogno di questo tipo di materiali per attivare una rete futura di reattori e ieri la televisione di Stato ha riportato le parole del negoziatore Abbas Araghchi, il quale ha confermato che l’Iran non porterà mai materiale arricchito all’estero. Mentre da tempo mirano alla riduzione dell’arricchimento in una struttura a Natanz, le sei potenze nucleari vogliono anche arrivare alla completa chiusura della struttura di Fordo, a sud della capitale, altamente fortificata. Una richiesta di ridurre l’arricchimento dell’uranio invece che bloccarla del tutto implicitamente riconosce il diritto dell’Iran di agire sul nucleare per propositi pacifici. Questa è già una vittoria per Teheran. “È chiaro che all’Iran una qualche forma di arricchimento sarà consentita, ma essa dovrà essere limitata”, commenta in merito il funzionario del dipartimento di Stato Usa Mark Fitzpatrick, ora direttore dell’Istituto internazionale di studi strategici. Intanto, Rohani e Zarif sembrano avere il sostegno della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, almeno per valutare le opzioni volte ad allentare le sanzioni. Khamenei ha fatto sapere di appoggiare la “eroica flessibilità” delle negoziazioni anche per arrivare a una elimizione delle sanzioni, mettendo però le autorità in guardia da non avere troppa fiducia nei nemici del Paese.
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