Nairobi (Kenya), 4 ott. (LaPresse/AP) – Violenti scontri sono scoppiati in Kenya in seguito alla morte di Ibrahim Ismael, religioso musulmano della moschea Masjid Musa di Mombasa, e di altre tre persone, di cui parte della popolazione accusa la polizia. Nelle nuove violenze sono morte altre quattro persone. Alcuni giovani oggi hanno bruciato in parte la chiesa dell’Esercito della salvezza, bloccando le strade con pneumatici in fiamme. La polizia è arrivata sul posto armata di fucili d’assalto, sparando in aria e lanciando gas lacrimogeni. Da quanto riporta la Croce rossa, quattro persone sono morte, almeno una delle quali con ferite da arma da fuoco.
La sparatoria di ieri in cui è morto il religioso potrebbe essere stata una rappresaglia delle forze di sicurezza per l’attacco del 21 settembre scorso al centro commerciale Westgate di Nairobi, costata la vita ad almeno 67 persone e rivendicata dal gruppo somalo al-Shabab. Così almeno credono i sostenitori del predicatore. Il predecessore di Ismael alla moschea di Masjid Musa, ucciso a sua volta a colpi di arma da fuoco nell’agosto del 2012, era stato accusato di aiutare la formazione somala anche reclutando giovani. Il portavoce della polizia, Gatiria Mboroki, nega che le forze di sicurezza siano coinvolte nell’omicidio. “Stiamo indagando su chi lo abbia compiuto e per quale motivo”, ha spiegato. I sostenitori del religioso ucciso, che dopo l’omicidio si sono radunati nei pressi della sua macchina crivellata da colpi di arma da fuoco, accusano la polizia. “Se prendiamo le armi siamo terroristi, se non lo facciamo veniamo uccisi. Cosa dovremmo fare quando loro ci uccidono? La polizia ci sta uccidendo”, ha affermato Abubaker Shariff Ahmed, conosciuto anche come Makaburi, colpito dalle sanzioni di Onu e Usa per presunti legami con al-Shabab.
In seguito alle violenze di oggi, l’ambasciata degli Stati Uniti ha ristretto i viaggi a Mombasa e ha fatto sapere di “incoraggiare con forza tutti i cittadini americani” a evitare le aree della città teatro delle violenze. “C’è possibilità di ulteriori dimostrazioni e violenze”, ha fatto sapere ancora l’ambasciata. L’Onu ha avvisato il proprio staff a Mombasa di diminuire il più possibile i propri movimenti e di rispettare un coprifuoco dalle 22 nel fine settimana.
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