Dacca (Bangladesh), 25 set. (LaPresse/AP) – La polizia in Bangladesh ha usato manganelli, proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere i lavoratori tessili che da cinque giorni protestano in due distretti industriali nei pressi di Dacca, chiedendo salari più alti. Le autorità hanno chiuso più di cento fabbriche nei due distretti, Gazipur e Narayanganj, dove vengono prodotti capi per varie marche globali, tra cui Wal-Mart e H&M. Dopo una sospensione di lavoro di tre giorni, ieri e oggi le autorità hanno tentato di riprendere la produzione, ma gli sforzi sono falliti. I lavoratori chiedono uno stipendio mensile minimo di 8.114 taka (77 euro), invece degli attuali tremila taka (28 euro), il più basso salario minimo nel mondo. Il Bangladesh è il secondo produttore globale di indumenti dopo la Cina.
A.K.M. Mosharaf Hossain, vicedirettore della polizia industriale di Gazipur, ha fatto sapere che i manifestanti si sono dispersi dopo l’intervento della polizia. I lavoratori hanno bloccato due autostrade nell’ora di punta del mattino. Molte delle fabbriche nel distretto, ha detto Hossain, hanno ripreso il lavoro stamattina ma le autorità ne hanno ordinato la chiusura per timore di ulteriori violenze. Il quotidiano Prothom Alo ha riferito, citando un ufficiale della polizia, che negli scontri a Narayanganj sono rimaste ferite almeno dieci persone e le tv locali hanno trasmesso immagini in cui si vedono lavoratrici fuggire dopo l’intervento della polizia. Proprietari di fabbriche sostengono che sia difficile aumentare i salari minimi in maniera significativa perché le marche globali non sono disposte a pagare prezzi più alti a causa della forte competizione e della crisi economica.
Il governo di Dacca aveva recentemente creato una commissione per valutare gli stipendi minimi per i lavoratori tessili. La commissione dovrebbe annunciare le proprie raccomandazioni a novembre. Intanto il vicepresidente dell’Associazione dei produttori ed esportatori di indumenti in Bangladseh, S.M. Mannan, ha fatto sapere che sarà difficile confermare le spedizioni secondo il programma. “Se non possiamo far funzionare le nostre fabbriche, come potremmo rispettare gli accordi con gli acquirenti?”, ha spiegato. Il Bangladesh guadagna circa 20 miliardi di dollari all’anno dalle esportazioni di indumenti, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Il settore impiega circa 4 milioni di persone, per lo più donne. Le difficili e spesso insicure condizioni di lavoro hanno attirato l’attenzione della comunità internazionale dopo il crollo di una fabbrica avvenuto ad aprile, in cui avevano perso la vita più di 1.100 persone.
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