Torino, 21 set. (LaPresse) – “Io sono rimasta in ostaggio 5 ore. Mi ero rifugiata con altre tre persone, una donna e 2 bambini, nel camerino di un negozio e con i terroristi responsabili dell’attacco al centro commerciale, uno dei più belli di Nairobi, non ho avuto contatti diretti e non ho visto persone uccise davanti ai miei occhi, ma finché il mio telefonino è rimasto carico mi arrivavavano dall’esterno notizie e immagini di morti e feriti che io poi a mia volta ho postato sul mio profilo facebook. Sono stati momenti di panico, rabbia, dolore e grandissima paura. Noi che eravamo dentro eravamo terrorizzati. Mi sento una miracolata, ho pensato che avrei potuto morire in quel modo tremendo, uccisa dai terroristi in un centro commerciale”. Lo ha raccontato a LaPresse la missionaria laica italiana, residente in Calabria a Siderno, Rita Angela Caparra, raggiunta al telefono a Nairobi, una degli italiani riusciti a mettersi in salvo dopo essere stati ostaggio nel centro commerciale di Nairobi in Kenya, durante l’assalto armato, in cui sarebbero morte almeno 30 persone, secondo fonti della Croce Rossa. Caparra dall’11 settembre è tornata in missione in Kenya, dove era già stata più volte, per l’Istituto Missioni della Consolata.

“Tutto il mondo deve sapere ciò che provoca il terrorismo. In Kenya stanno facendo di tutto per manomettere la democrazia. Io e gli altri ostaggi che eravamo al primo piano nel centro commerciale a Nairobi siamo stati in preda alla paura e al terrore, sapendo, grazie ai messaggi che ci arrivavano dall’esterno sui telefonini, cosa stava accadendo al piano terra durante l’attacco armato. Eravamo incollati al pavimento per la paura”. Lo ha raccontato a LaPresse la missionaria laica, residente in Calabria a Siderno, Rita Angela Caparra, raggiunta al telefono a Nairobi, una degli italiani riusciti a mettersi in salvo dopo essere stati ostaggio nel centro commerciale di Nairobi in Kenya, durante l’assalto armato, in cui sarebbero morte almeno 30 persone, secondo fonti della Croce Rossa. Caparra dall’11 settembre è tornata in missione in Kenya, dove era già stata più volte, per l’Istituto Missionari della Consolata. Mentre era ostaggio nel mall la donna è rimasta nascosta in un camerino di un negozio al primo piano del centro commerciale: “e così mi sono salvata”, ha detto la missionaria laica che opera come fisioterapista in Kenya in una struttura di assistenza sanitaria.

“Sentivamo spari, suoni che ci sembravano esplosioni di bombe e credevamo arrivassero tutti dall’attacco dei terroristi; non capivamo che c’era tanta polizia in azione. Quindi la paura era moltissima, pensavamo di poter morire sotto quei colpi anche noi. Io ho avuto la possibilità di tenermi in contatto con la mia famiglia e i figli per tranquillizarli, fino a quando la batteria del cellulare non si è esaurita”. “Nel camerino ero con una donna kenyota, sposata a un italiano, conla doppia cittadinanza, e che lavora alla ambasciata – racconta Caparra – e con i suoi due figli, due bambini di 5 e 11 anni. Rimanevamo incollati al pavimento del camerino. Ci siamo abbandonati alle lacrime pregando di potere uscire vivi da lì. Noi che eravamo al primo piano del centro commerciale siamo stati fortunati, lì c’era la polizia e noi non siamo finiti nelle mani degli attentatori. Il loro attacco si concentrava al piano terra. Ma abbiamo temuto che i terroristi prendessero il controllo anche del nostro piano”. “La mia missione da volontaria – assicura la missionaria laica italiana – finirà il 9 dicembre, quando tornerò a Siderno, come da scadenza prefissata, e non rientrerò prima in Italia, nonostante questa esperienza terribile. Io continuo la mia attività come fisioterapista nel dispensario qui in Kenya, i miei pazienti, molti dei quali bambini, hanno bisogno di me e io di loro. In Kenya vengo due volte l’anno come missionaria laica della Consolata”.

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