Harare (Zimbabwe), 3 ago. (LaPresse/AP) – Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, in carica dal 1987, ha vinto le elezioni che si sono tenute mercoledì, con il 61% dei voti. Lo annuncia la commissione elettorale statale, secondo cui il principale sfidante alla carica di capo di Stato, il primo ministro Morgan Tsvangirai, ha ottenuto il 34% delle preferenze. Secondo i dati ufficiali, inoltre, il partito di Mugabe, Zanu-Pf, ha conquistato 158 dei 210 seggi del Parlamento, ossia oltre i due terzi. Un risultato che gli permetterà di apportare emendamenti alla nuova Costituzione e alle leggi esistenti, senza alcun tipo di inferenza. Al partito dello sfidante ne sono andati 50, mentre due sono stati conquistati da candidati indipendenti.
LO SFIDANTE: POPOLO IMBROGLIATO. Ma Tsvangirai non ci sta e grida alla frode. Il Partito per il cambiamento democratico, ha detto lo sfidante in conferenza stampa, “non parteciperà ad alcuna istituzione del governo”, in protesta contro i presunti brogli elettorali. Tsvangirai ha fatto sapere che non accetterà il risultato del voto e farà ricorso in tribunale, tuttavia ha lanciato un appello alla calma e a una risposta pacifica. “Il popolo dello Zimbabwe – ha affermato – deve avere un’altra possibilità di partecipare a elezioni libere, eque e credibili. È stato imbrogliato da un voto predeterminato”. Tsvangirai ha quindi sottolineato che il risultato del voto non fa altro che estendere il governo di Mugabe che ha fatto cadere lo Zimbabwe in una crisi economica e politica, e ha “distrutto le speranze e le aspirazioni della gente”. “Non c’è alcun festeggiamento, c’è lutto nazionale”, ha aggiunto.
REGNO UNITO: GRANDE PREOCCUPAZIONE. Preoccupazioni arrivano anche dall’estero. Il segretario agli Esteri britannico William Hague ha espresso “profonda preoccupazione” per lo svolgimento del voto e ha sottolineato che le varie irregolarità riscontrate “metteranno in seria discussione la credibilità delle elezioni”. “Notiamo – ha spiegato – che alcuni partiti politici hanno respinto il risultato sulla base di queste irregolarità. Abbiamo bisogno di esaminare quanto è successo e considerare ulteriori informazioni dalle missioni degli osservatori regionali e locali. Nel frattempo è importante che le altre notizie di violazioni elettorali vengano indagate in modo approfondito”.
USA: RISULTATI NON CREDIBILI. Sui sospetti di frodi si è fatto sentire anche il segretario di Stato Usa John Kerry. “Alla luce delle sostanziali irregolarità elettorali riportate da osservatori nazionali e regionali – scrive in una nota – gli Stati Uniti non credono che i risultati annunciati oggi rappresentino una espressione credibile del volere del popolo dello Zimbabwe”. Anche se agli Usa è stato impedito condurre un monitoraggio nelle elezioni, prosegue Kerry, “l’analisi dei fatti indica che l’annuncio di oggi è stato il culmine di un processo profondamente sbagliato. Ci sono state irregolarità nella fornitura e nelle composizioni delle liste elettorali. I partiti hanno avuto accesso diseguale ai media. Il settore della sicurezza non ha salvaguardato il processo elettorale su una base equa. E il governo non è riuscito a mettere in atto le riforme politiche indicate dalla nuova Costituzione dello Zimbabwe” e “dalla regione”.
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