Gerusalemme, 14 mar. (LaPresse/AP) – A quasi due mesi dalle elezioni, Israele avrà un nuovo governo. A darne conferma è una portavoce del partito Yesh Atid, fondato dall’ex presentatore televisivo Yair Lapid, secondo cui è stato infatti raggiunto un accordo con il premier uscente Benjamin Netanyhau per la formazione dell’esecutivo. I tre principali partner di coalizione (oltre a Yesh Atid, Likud-Beitenu di Netanyahu e Focolare ebraico), si incontreranno nelle prossime ore per firmare l’intesa, giunta dopo settimane di negoziazioni. All’esecutivo aveva già dato in precedenza la propria adesione anche il piccolo partito dell’ex ministro degli Esteri Tzipi Livni, HaTnuah. Niente da fare invece per i partiti ultraortodossi, che restano esclusi e minacciano una forte opposizione.
Anche se il blocco Likud-Yisrael Beitenu aveva vinto le elezioni del 22 gennaio scorso con 31 seggi, il premier uscente ha avuto difficoltà a formare una coalizione con la maggioranza dei 61 seggi su 120. Yesh Atid aveva ottenuto 19 seggi, promettendo di offrire aiuti alla classe media e di porre fine alle esenzioni dal servizio militare per gli ebrei ultraortodossi. Il suo leader Lapid diventerà probabilmente il nuovo ministro delle Finanze e il suo partito controllerà anche il ministero dell’Istruzione. Focolare ebraico, partito legato al movimento dei coloni in Cisgiordania e guidato dal milionario Naftali Bennett, dovrebbe invece controllare i ministeri per il Commercio e per gli Alloggi. Il blocco di Netanyahu manterrà i ministeri della Difesa e dell’Interno. La Livni si era unita alla coalizione di Netanyahu a febbraio, promettendo di diventare il capo negoziatore del governo con i palestinesi. Se tutto procederà secondo il piano, il nuovo esecutivo dovrebbe prestare giuramento entro lunedì, due giorni prima della visita in Israele del presidente Usa Barack Obama.
Ma la novità riguarda soprattutto l’esclusione degli ebrei ultraortodossi, che negli ultimi decenni avevano sfruttato la propria posizione per assicurare finanziamenti a scuole e seminari religiosi. “Volevamo una coalizione più ampia e stabile e non abbiamo nascosto che durante i negoziati i nostri partner volevano purtroppo qualcos’altro”, ha detto Zeev Elkin, membro di Likud, in un’intervista alla radio dell’esercito. “Date le difficili, difficilissime condizioni – ha aggiunto – non avevamo altra opzione, e in un certo senso siamo stati costretti a proseguire i colloqui in un clima di estorsione, perché non c’è un’altra espressione che possa descriverlo. Viste queste condizioni, penso che abbiamo ottenuto il massimo”.
Dal canto suo, il leader del partito ultraortodosso Shas, Arieh Deri, ha annunciato alla radio dell’esercito che lotterà insieme all’opposizione: “La nostra prima missione è far cadere questo governo”. Decine di migliaia di giovani ultraortodossi hanno approfittato negli anni dell’esenzione dal servizio militare, dedicandosi agli studi religiosi e ricevendo sussidi statali. La situazione ha tuttavia suscitato la rabbia di molti cittadini israeliani. Sia Yesh Atid sia Focolare ebraico si dicono contrari alle esenzioni e hanno posizioni simili per quanto riguarda le questioni interne. A dividerli è però soprattutto la questione palestinese. Lapid aveva detto che non avrebbe aderito a un governo che non farà uno sforzo serio per raggiungere la pace, ma durante la campagna elettorale si è concentrato soprattutto sul suo piano economico e sociale. Bennett, ex leader del movimento dei coloni, è invece contrario a fare qualsiasi concessione ai palestinesi e ha perfino sollecitato l’annessione di alcune zone della Cisgiordania. Il suo partito sostiene le costruzioni di insediamenti citando motivi storici e biblici, ma Bennett ha detto che non si opporrà a colloqui di pace.
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