Caracas (Venezuela) 11 mar. (LaPresse/AP) – Ufficialmente la campagna elettorale in Venezuela non è ancora iniziata, ma i toni sono già decisamente accesi. Oggi il presidente ad interim Nicolas Maduro ha presentato la sua candidatura al voto del 14 aprile, convocato dopo la morte del presidente Hugo Chavez, presso la sede del Consiglio nazionale elettorale. Migliaia i sostenitori in festa, davanti ai quali Maduro ha tenuto un discorso, ricordando ovviamente Chavez, scomparso martedì scorso dopo una lunga lotta contro la malattia, e ringraziando “i compagni Fidel e Raul Castro” per l’appoggio di sempre al Venezuela. “In questo momento storico – ha aggiunto Maduro – possiamo dire che questo popolo non ha ingannato il sogno del presidente Chavez”.
L’opposizione però non ci sta e punta il dito contro l’evento tenuto dal palco davanti al Consiglio elettorale. Nella notte italiana, Henrique Capriles, governatore dello Stato di Miranda, ha annunciato di aver accettato di candidarsi e, pur non facendo riferimenti espliciti alla decisione di imbalsamare il corpo di Chavez, ha affermato che il governo “sta giocando in politica usando il corpo del presidente” per assicurare l’elezione di Maduro. “Chissà quando il presidente Chavez è morto veramente”, si è domandato Capriles, definendo inoltre il ministro della Difesa Diego Molero una “disgrazia” per aver appoggiato pubblicamente Maduro.
Parole a cui il capo di Stato ad interim ha risposto duramente, definendo l’avversario un “fascista” che sta cercando di scatenare violenze insultando “la cristallina e pura immagine del Comandante Chavez”. “Hai commesso il più grande errore della tua vita”, ha affermato Maduro, definendo il candidato dell’opposizione “un perdente e un miserabile”. Se la famiglia di Chavez avvierà una causa legale contro i presunti insulti, ha aggiunto il presidente ad interim, “non dire che sei stato perseguitato politicamente”. Maduro ha inoltre fanno accenno più volte alla possibilità di violenze durante la campagna elettorale, chiedendo ai cittadini di mantenere la calma. “Dobbiamo restare al di sopra qualsiasi provocazione con pace, pace, pace e pace. Rispetto, rispetto, rispetto”, ha dichiarato.
E non si ferma nemmeno la guerra diplomatica tra Caracas e Washington. Proprio oggi, infatti, l’amministrazione Obama ha espulso dagli Usa due diplomatici venezuelani, in risposta all’analoga decisione presa da Caracas la settimana scorsa, quando, dopo la morte di Chavez, il governo del Paese sudamericano ha allontanato due attaché dall’ambasciata Usa. I diplomatici venezuelani colpiti dal provvedimento statunitense sono Orlando José Montanez Olivares e Victor Camacaro Mata, a cui è stato ingiunto di tornare in patria entro il fine settimana.
Intanto anche oggi, per il sesto giorno consecutivo, centinaia di persone hanno reso omaggio al corpo di Chavez, che rimarrà esposto fino a venerdì nell’accademia militare di Caracas, prima di venire imbalsamato. Ieri, domenica, si è registrata l’affluenza massima di persone. Omaggio a Chavez giunto però anche virtualmente, dall’alleato di sempre Fidel Castro che, in un editoriale, ha definito il presidente defunto come “il migliore amico” di Cuba. “Anche se conoscevamo lo stato critico della sua salute – scrive il lider maximo – la notizia ci ha fortemente colpito. Ricordavo le volte che scherzava con me, dicendo che quando tutti e due avessimo terminato il nostro impegno rivoluzionario, mi avrebbe invitato a passeggiare lungo il fiume Arauca, in territorio venezuelano, che gli faceva ricordare il risposo che non ha mai avuto”. E poi continua: “Abbiamo avuto l’onore di condividere con il leader bolivariano gli stessi ideali di giustizia sociale e di sostegno agli sfruttati. I poveri sono poveri in qualsiasi parte del mondo”.
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