Caracas (Venezuela), 7 mar. (LaPresse/AP) – Il presidente venezuelano Hugo Chavez è morto per un grave infarto, che lo ha colpito dopo la battaglia durata quasi due anni contro il cancro. Lo ha dichiarato ad Associated Press il generale José Ornella, capo della Guardia presidenziale, parlando fuori dall’Accademia militare di Caracas, luogo della camera ardente. Ieri decine di migliaia di persone hanno accompagnato il feretro avvolto nella bandiera nazionale all’Accademia, e venerdì si terranno i funerali alla presenza di capi di Stato di tutto il mondo. Il generale ha raccontato che al momento del decesso era al fianco di Chavez, che pochi attimi prima di spirare ha detto le sue ultime parole: “Non voglio morire, per favore non fatemi morire”.
Ornella ha raccontato che quando Chavez parlò ai venezuelani l’8 dicembre, tre giorni prima della quarta e ultima operazione a Cuba per la rimozione del cancro, era consapevole delle “speranze molto ridotte di cavarsela”. Le autorità di Caracas non hanno mai detto di che tipo di tumore si trattasse, o quale ne fosse esattamente la localizzazione. Prima del ritorno a Caracas, era stato colpito da una infezione respiratoria, durante la quale i medici gli avevano inserito un tubo endotracheale per permettere la respirazione. Ma l’infezione polmonare non era migliorata, bensì peggiorata. A ucciderlo, però, è stato “un grave infarto”, ha spiegato il militare.
“Non voglio morire, per favore non fatemi morire”, sono state le ultime parole pronunciate da Chavez prima di spirare, ha dichiarato il generale Ornella. Chavez, ha detto, ormai “non poteva parlare, ma lo ha detto con le labbra (…) perché amava il suo Paese, per esso si è sacrificato”. Ha raccontato di essere stato sempre al suo fianco negli anni passati, inclusi gli ultimi attimi di vita, durante la lotta contro il cancro nella zona pelvica. “Ha sofferto molto”, ha detto, la malattia era ormai in uno stadio molto avanzato e lo ha sconfitto nonostante gli siano state date le cure “migliori di tutto il mondo”.
Il militare ha anche fatto eco al sospetto di complotto sulla morte di Chavez, già sollevato martedì dal vice presidente Nicolas Maduro. “Penso che ci vorranno 50 anni prima che declassifichino un documento che potrebbe mostrare il coinvolgimento della mano del nemico”, ha detto, che potrebbe aver inoculato volontariamente la malattia. Non ha identificato l’eventuale responsabile di tale azione, mentre Maduro aveva suggerito si potesse trattare degli Usa. Il dipartimento di Stato statunitense ha definito l’accusa assurda.
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