Quetta (Pakistan), 17 feb. (LaPresse/AP) – E’ salito ancora il numero delle vittime dell’attentato di ieri contro gli sciiti a Quetta, in Pakistan, dove sono morte 81 persone e 164 sono rimaste ferite. Intanto la comunità Hazare, prevalente nell’area e la più colpita dall’attacco, annuncia proteste e il rifiuto di seppellire i morti sino a quando il governo non si impegnerà a contrastare le violenze. L’ordigno è esploso in un mercato in un quartiere a maggioranza sciita nell’ora delle compere e tra le vittime ci sono molte donne e bambini. Secondo le autorità non c’è stata alcuna rivendicazione, ma una stazione televisiva locale ha riferito di averla ricevuta dal gruppo militante sunnita Laskher-e-Jhangvi. Il movimento è responsabile di molte violenze contro gli sciiti.

Per protestare contro il governo, che accusano di non proteggerli, i membri della comunità Hazara annunciano proteste. Il Partito democratico Hazara di Quetta ha infatti indetto uno sciopero che oggi ha tenuto negozi e servizi chiusi. Inoltre, ha fatto sapere che i morti non saranno seppelliti sino a quando il governo non intraprenderà misure concrete. A gennaio nella stessa città, a seguito di due attentati in cui morirono 86 persone, i familiari delle vittime rifiutarono di seppellire i morti per quattro giorni e restarono di fianco alle bare esposte in strada. Bostan Ali, capo del partito nella città, ha detto: “Non seppelliremo i nostri morti sino a quando una azione più efficace sarà presa contro i terroristi che prendono di mira e uccidono gli sciiti”.

Mentre gli attacchi agli sciiti in Pakistan si susseguono, il 2012 è stato un anno particolarmente drammatico. Secondo i dati di Human Rights Watch, infatti, sono stati oltre 400 gli sciiti uccisi in attentati in tutto il Paese, almeno 125 dei quali nella provincia del Balucistan, in gran parte di etnia Hazara. I gruppi per i diritti umani hanno accusato il governo di non fare abbastanza per combattere queste violenze settarie.

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