Gerusalemme, 29 gen. (LaPresse/AP) – Rabbia israeliana per l’accordo raggiunto nei giorni scorsi da Argentina e Iran per indagare sull’attentato avvenuto 19 anni fa in un centro ebraico di Buenos Aires, costato la vita a 85 persone. Il governo di Tel Aviv ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore argentino per avere spiegazioni in merito. Secondo il vice ministro degli Esteri israeliano Danny Ayalon, l’accordo “equivale a invitare un assassino a indagare sugli omicidi che ha commesso”. Intanto il ministero degli Esteri israeliano ha anche annunciato che l’ambasciatore a Buenos Aires chiederà un incontro con il ministro degli Esteri argentino per chiarimenti.

L’ESPLOSIONE E LE INDAGINI. L’attacco, avvenuto il 18 luglio 1994, fu il peggiore mai eseguito sul suolo del Paese sudamericano e rase al suolo la sede della Mutua associazione israelita argentina. Due anni prima, una bomba aveva distrutto l’ambasciata israeliana a Buenos Aires facendo 29 morti. La prima indagine argentina stabilì che l’Iran ideò l’attentato al centro, lasciando ad agenti libanesi di Hezbollah l’esecuzione del piano. Negli anni passati, le autorità argentine hanno formalmente accusato sei iraniani per avere coordinato l’operazione, sotto mandato del loro stesso governo. Da tempo le forze di sicurezza di Buenos Aires cercano di interrogare i sospetti, con l’aiuto dell’Interpol, ma senza riuscirvi. Fra i sei iraniani sospettati c’è anche l’attuale ministro della Difesa iraniano, Ahmad Vahidi.

L’ACCORDO. L’annuncio dell’accordo, siglato dal ministro degli Esteri argentino Hector Timerman e dalla sua controparte iraniana Ali Akbar Salehi, è stato dato domenica su Twitter da Cristina Fernandez. La ‘presidenta’ argentina ha scritto che l’Iran aveva accettato di creare una “commissione per la verità” internazionale indipendente, che avrebbe indagato e raccomandato su come procedere, “basandosi sulle leggi e le regolamentazioni di entrambi i Paesi”. Poi, i commissari e gli investigatori argentini andranno a Teheran per interrogare i sospetti. Le precedenti inchieste argentine, ha spiegato la Fernandez in una serie di tweet, terminarono “solo in fallimenti e scandali, con un processo che si rivelò una farsa”, dopo che ufficiali di alto livello vennero accusati di avere coperto delle prove e di avere deliberatamente sviato le indagini.

LE CRITICHE DI ISRAELE. In un comunicato ufficiale, il ministero degli Esteri israeliano ha comunque condannato le intenzioni argentine. “Nonostante l’attacco sia avvenuto sul suolo argentino e fosse mirato a cittadini locali – afferma – i risultati delle indagini hanno evidenziato una chiara somiglianza con l’attacco all’ambasciata israeliana a Buenos Aires avvenuto due anni prima”. “Le provate relazioni fra i due attentati – prosegue il comunicato – ci garantiscono il diritto naturale di seguire le indagini e di aspettarci che gli esecutori e i loro sostenitori vengano portati di fronte alla giustizia, anche se dubitiamo che giustizia verrà fatta”.

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