Gerusalemme, 22 gen. (LaPresse/AP) – “Secondo gli exit poll, è chiaro che i cittadini israeliani hanno deciso di volere che io continui a servire come primo ministro di Israele e che io formi la coalizione più ampia possibile”. Così il primo ministro Benjamin Netanyahu, commentando i risultati dei primi exit poll sulle elezioni parlamentari, attraverso il proprio profilo Facebook. Il blocco della destra intorno al Likud avrebbe infatti ottenuto la maggioranza di 61 o 62 seggi nella Knesset, sul totale di 120. Secondo gli exit poll, il blocco Likud-Yisrael Beitenu avrebbe 31 seggi, mentre nel mandato uscente i due partiti avevano corso separatamente ottenendone 42. Sorpresa per il risultato del partito centrista Yesh Atid, guidato da Yair Lapid, che avrebbe raggiunto 19 seggi, ben oltre le previsioni. Questo darebbe a Lapid la possibilità di porsi come leader all’opposizione oppure di rivendicare un ruolo di rilievo in un governo di coalizione con Netanyahu.
“Già questa sera inizierò a lavorare per il governo più ampio possibile”, ha scritto ancora il premier israeliano su Facebook. Se lo scenario fosse confermato, potrebbe avere implicazioni complesse sulle prospettive della pace in Medioriente, perché i partiti di centro e moderati hanno annunciato che non si uniranno al governo di Netanyahu, se non sarà promosso un ravvicinamento con i palestinesi.
Secondo un funzionario del Likud, Netanyahu in serata ha telefonato a Lapid dicendogli: “Abbiamo l’opportunità di fare grandi cose insieme”. Lapid e leader di altri partiti moderati hanno annunciato che non si sarebbero uniti alla squadra del premier uscente, se fosse stato riconfermato, a meno di un deciso passo verso la pace con i palestinesi e che sia messa fine ai generosi sussidi ed esenzioni alle comunità ebree ultra ortodosse. “Abbiamo linee rosse, non le supereremo anche se questo ci costringerà a stare sui banchi dell’opposizione”, ha detto Yaakov Peri, ex capo della sicurezza e tra i leader del partito Yesh Atid, parlando alla tv Channel 2. L’affluenza di oggi al voto è stata di quasi il 67% dei 5,5 milioni di aventi diritto, dato maggiore rispetto alle precedenti elezioni.
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