New York (New York, Usa), 22 gen. (LaPresse/AP) – Raggiungere un accordo globale sui cambiamenti climatici e mettere fine alla guerra in Siria. Sono queste le principali speranze per il 2013 del segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon. Il numero uno dell’Onu, intervistato da Associated Press alla vigilia del World Economic Forum di Davos, ha spiegato che per l’anno in corso spera anche in un allentamento della crisi economica, nella ripresa dei colloqui di pace tra israeliani e palestinesi, in una soluzione politica in Mali, Congo e nella Repubblica Centrafricana, ma anche nella possibilità di fornire energia, cibo e acqua a tutte le persone del mondo.
“Il mondo – ha dichiarato Ban Ki-moon – sta affrontando sfide senza precedenti. Il cambiamento climatico è veloce, molto più di quanto ci si possa aspettare. Il clima e gli ecosistemi sono in fase di crescente tensione”. Lo stesso tema era stato affrontato ieri da Barack Obama nel discorso per l’inaugurazione del suo secondo mandato. “Farò del mio meglio – ha proseguito il segretario dell’Onu – per mobilitare il volere politico e le risorse, in modo che gli Stati membri possano approvare un nuovo accordo giuridicamente vincolante sul cambiamento climatico globale”. Ban Ki-moon ha quindi sottolineato la necessità di una ripresa economica. “Al tempo stesso – ha specificato – abbiamo bisogno di un dinamismo economico. Il mondo sta ancora soffrendo e lottando per superare la crisi”.
Il forum di Davos, che si apre domani, vedrà la partecipazione di leader mondiali, tra cui il direttore generale dell’Fmi Christine Lagarde, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro David Cameron, il presidente sudafricano Jacob Zuma, il presidente del Consiglio Mario Monti, ma anche il fondatore di Microsoft Bill Gates. Sul fronte politico, il numero uno delle Nazioni unite si è detto preoccupato per la situazione in Siria. “Credo – ha proseguito – che i leader mondiali debbano affrontare questo problema con grande priorità e senso di urgenza. Non possiamo andare avanti così. Oltre 60mila persone sono state uccise e se la situazione non cambierà, vedremo altri morti e molte altre persone fuggire dalla Siria”.
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