Il Cairo (Egitto), 11 dic. (LaPresse/AP) – Tensioni al Cairo a quattro giorni dal contestato referendum sulla Costituzione dell’Egitto, che si terrà sabato. Migliaia di manifestanti pro e contro il presidente Mohammed Morsi hanno partecipato a cortei rivali per le strade della capitale. Prima dell’alba alcuni oppositori di Morsi sono stati attaccati da uomini incappucciati durante un sit-in a piazza Tahrir e 11 di loro sono rimasti feriti. Poche ore dopo questo episodio, decine di migliaia di sostenitori del presidente si sono radunati davanti a una moschea nel distretto di Nasr City, roccaforte dei Fratelli musulmani. Nel quartiere di Heliopolis, intanto, decine di migliaia di oppositori di Morsi hanno manifestato fuori dal palazzo presidenziale per chiedere di annullare il referendum sulla nuova Carta.

CORTEO ANTI MORSI DAVANTI PALAZZO PRESIDENZIALE. Non era la prima volta che migliaia di sostenitori dell’opposizione si radunavano davanti al palazzo presidenziale. Dopo che la Costituente ha annunciato di aver approvato la bozza di una nuova Carta, l’opposizione ha portato in piazza centinaia di persone e i pro-Morsi hanno risposto con i loro cortei. Ne sono scaturiti scontri, nei quali sono morte sei persone e centinaia sono rimaste ferite. Da allora la violenza si è diffusa in tutto il Paese con almeno una ventina di attacchi agli uffici dei Fratelli musulmani, secondo quanto riferiscono i leader. Dall’altra parte diversi membri dell’opposizione, compresi alcuni deputati, sono stati picchiati da islamisti pro Morsi.

MANIFESTAZIONI PRO MORSI. Almeno due oggi le manifestazioni in appoggio di Morsi al Cairo. In mattinata alcune centinaia di islamisti egiziani si sono accampate fuori da un complesso televisivo alla periferia ovest della città, dove hanno sede alcune tv locali critiche nei confronti del presidente e dei Fratelli musulmani. Il gruppo ha minacciato di fare irruzione all’interno del complesso. Dopo alcune ore decine di migliaia di sostenitori, alcuni dei quali sventolavano bandiere egiziane, si sono radunati a Nasr City di fronte a una moschea. “Voglio che il canto di Morsi scuota la terra”, gridava al microfono un uomo. Decine di bus, perlopiù provenienti dalle province fuori dal Cairo, continuavano a portare sul posto migliaia di persone. Molti degli uomini portavano la barba, un segno caratteristico degli islamisti, mentre molte donne indossavano il velo islamico o niqap, che copre tutto il volto tranne gli occhi.

PAESE SPACCATO SULLA COSTITUZIONE. A spaccare il Paese è la nuova Costituzione, approvata in tutta fretta il mese scorso in una maratona notturna dell’Assemblea costituente, dominata dagli islamisti. L’opposizione, già sul piede di guerra per un decreto presidenziale che dava a Morsi poteri quasi assoluti, è insorta organizzando proteste che hanno avuto una partecipazione altissima e minacciando di boicottare il referendum, indetto dal presidente per il 15 dicembre. Da una parte ci sono il presidente Morsi con il suo partito, i Fratelli musulmani, e i salafiti ultraortodossi; dall’altra liberali, partiti di sinistra e cristiani che sostengono che la nuova Carta restringa le libertà e dia agli islamisti una vasta influenza sulla gestione del Paese. La nuova Costituzione ha polarizzato le posizioni portando alle peggiori violenze in piazza da quando Morsi ha assunto l’incarico a giugno.

Dopo le proteste organizzate dall’opposizione, quelle con la partecipazione più massiccia dalla caduta di Hosni Mubarak, anche i sostenitori di Morsi ne hanno tenute di proprie e sono scoppiati scontri, nei quali sono morte appunto almeno sei persone e centinaia di dimostranti sono rimasti feriti.

ACCUSE RECIPROCHE DI RITORNO AI TEMPI DI MUBARAK. Gli oppositori accusano Morsi di essersi conferito poteri assoluti facendo tornare il Paese indietro. Il presidente ha ordinato fra l’altro all’esercito di unirsi alla polizia per garantire la sicurezza e proteggere le istituzioni in vista del referendum, finché il risultato non sarà annunciato, e questo decreto è entrato in vigore oggi. I sostenitori di Morsi, dal canto loro, accusano gli oppositori di essere non democratici e leali a Hosni Mubarak. “Quelli che protestano al palazzo presidenziale sono dei feloul (cioè ciò che rimane del regime di Mubarak) e contro-rivoluzionari”, ha detto un giovane islamista che partecipava oggi al corteo pro Morsi.

GIALLO SU TENTATIVO MEDIAZIONE DA MINISTRO DIFESA. A tentare la mediazione è l’esercito. Il ministro della Difesa egiziano, Abdel- Fattah el-Sissi, ha invitato politici, artisti e atleti a tenere domani dei colloqui per trovare un modo di portare il Paese fuori dalla crisi politica. A riferirlo è stata l’agenzia ufficiale Mena. La notizia è stata però successivamente smentita da un portavoce del ministero della Difesa coperto dall’anonimato, citato dalla stessa Mena.

GIUDICI BOICOTTANO SUPERVISIONE VOTO. Intanto il Club dei giudici, la principale associazione di giudici in Egitto, ha annunciato che il 90% dei suoi iscritti ha votato per non partecipare alla supervisione del referendum di sabato. È improbabile che la decisione impedisca che la consultazione abbia luogo, ma solleva sicuramente dubbi sulla legittimità del processo di redazione della nuova Costituzione. Il vice di Mohammed Morsi ha detto che, se non ci saranno abbastanza giudici per supervisionare il voto, il referendum sarà scaglionato in diversi giorni in modo da garantire la copertura. Una fazione di giudici leali a Morsi ha comunque annunciato che non boicotterà le urne.

OPPOSIZIONE VALUTA SE VOTARE ‘NO’ O BOICOTTARE. Non è ancora chiaro, invece, quale sarà la posizione dell’opposizione, che sta ancora valutando se votare ‘no’ o boicottare il referendum. Le posizioni sono eterogenee. I vari gruppi sono guidati dal Nobel per la Pace Mohamed ElBaradei, da Amr Moussa che è ex ministro degli Esteri egiziano ed ex capo della Lega araba, e dal politico di sinistra Hamdeen Sabahi. Le prime crepe nell’opposizione sono emerse lo scorso fine settimana quando Ayman Nour, una delle figure chiave, accettò l’invito di Morsi a partecipare a un incontro di “dialogo nazionale”. Lunedì un altro esponente dell’opposizione, El-Sayed Badawi del partito Wafd, ha incontrato Morsi al palazzo presidenziale ma ha poi ribadito che rimaneva fermo nei propositi dell’opposizione. Quest’ultima ha rifiutato ogni forma di dialogo con il presidente finché non accantonerà la bozza della Costituzione e rimanderà il voto; l’opposizione aveva anche chiesto a Morsi di annullare i decreti che gli conferivano poteri quasi assoluti, cosa che Morsi ha fatto sabato ribadendo però che con il referendum si sarebbe andati avanti come da programma.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata